sabato 30 novembre 2013

Ilva di Taranto e benzo(a)pirene. Cronologia giornaliera dal 2010 Ecco come si è svelata la provenienza del benzo(a)pirene prodotto dall’Ilva di Taranto. Dal superamento al monitoraggio diagnostico. Dalla prima legge Salva Ilva del Governo Berlusconi alla legge regionale sul benzo(a)pirene.

Il 4 giugno 2010 la relazione tecnica dell’Arpa Puglia ha svelato per la prima volta e in via preliminare la provenienza del benzo(a)pirene prodotto a Taranto. In quella relazione è l’Ilva di Taranto il maggior produttore dell’inquinante genotossico, il benzo(a)pirene. Mancano però le evidenze scientifiche. Sarà compito del monitoraggio diagnostico sul benzo(a)pirene grazie alla ricerca pugliese SIMPA a riuscire ad analizzare tra l’ottobre 2010 e i primi mesi del 2012 ad individuare, tramite sette centraline di monitoraggio dell’Arpa Puglia, la provenienza del benzo(a)pirene prodotto a Taranto.

Cosa è il Benzo(a)pireneIl BaP – spiega la relazione tecnica Arpa - è considerato il “marker” di una classe di inquinanti organici denominati Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). L’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il benzo(a)pirene come cancerogeno per l’uomo (classe 1) e altri IPA come probabili (classe
2A) o possibili (classe 2B) cancerogeni per l’uomo. Gli IPA sono generati dalla combustione incompleta di sostanze organiche durante processi industriali e civili, e sono tra i microinquinanti organici più diffusi nell’ambiente. Le principali sorgenti degli IPA sono i processi industriali (trasformazione di combustibili fossili, processi siderurgici, processi di incenerimento, produzione di energia termoelettrica, ecc.), il traffico auto veicolare e navale, i sistemi di riscaldamento domestico
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Nell’aprile 2010 ARPA Puglia rappresenta alla Regione Puglia una situazione critica nel rione Tamburi di Taranto e segnala il superamento per il terzo anno consecutivo del valore obiettivo di 1 nanogrammo a metro cubo per uno dei più potenti cancerogeni: il benzo(a)pirene. Attraverso un percorso partecipato Regione, Arpa puglia, le istituzioni del territorio e i gestori degli impianti industriali maggiormente impattanti (Ilva, Eni e Cementir), definiscono un Piano di risanamento della Qualità dell’aria a Taranto che parte dal campionamento diagnostico attraverso la realizzazione di una fitta rete di stazioni di rilevamento di benzo(a)pirene, IPA e altri inquinanti presenti nell’aria al fine di restituire un quadro preciso e inequivocabile relativo agli specifici contributi emissivi provenienti dalla varie fonti. 
Il primo monitoraggio è stato avviato nell’ottobre del 2010 e per poi terminare nei primi mesi del 2012. Nel frattempo la Regione ha approvato il 27 ottobre 2010 uno specifico disegno di legge sul contenimento delle concentrazioni di benzo(a)pirene in atmosfera per contrastare il decreto legislativo n. 155/2010 con il quale il Governo ha di fatto spostato in avanti di 3 anni (al 1 gennaio 2013) il termine ultimo per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dell’aria per alcune tipologie di inquinanti (e tra questi il benzo(a)pirene). 

CRONOLOGIA
- - 20 aprile 2010. Centralina di via Machiavelli nel rione Tamburi di Taranto. Viene certificato il dato del superamento per il terzo anno consecutivo il valore obiettivo di 1 nanogrammo a metro cubo per uno dei più potenti cancerogeni: il benzo(a)pirene Leggi Qui . I sospetti ricadono sull’Ilva ma non ci sono evidenze scientifiche.
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- - 4 giugno 2010. Relazione dell’Arpa Puglia che quantifica per la prima volta in via preliminare l’apporto di benzo(a)pirene (il 98% del totale) dell’Ilva di Taranto. Leggi Qui 
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- - 7 giugno 2010. Il Sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, ha emanato un’ordinanza sindacale, nei confronti dell’impianto siderurgico.
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- - 15 luglio 2010. L'assessore regionale Nicastro annuncia l'avvio del monitoraggio diagnostico del benzo(a)pirene nell'aria di Taranto. 
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- - 8 agosto 2010. Entra il vigore il decreto 155/2010 (definita prima legge salva Ilva perchè sposta al 1 gennaio 2013 l’introduzione dei limiti di 1 nanogrammo su metro cubo per il benzo(a)pirene. 
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- - 28 settembre 2010. L’Ilva, incassato il decreto del Governo, decide di non installare la centraline di monitoraggio all’interno dell’azienda. Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia: "Le posizioneremo ai confini". L'obiettivo è capire la provenienza dell'idrocarburo cancerogeno. Leggi Qui 
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- - 4 ottobre 2010. Tar di Lecce accoglie il ricorso del'Ilva e blocca l’ordinanza del sindaco Stefano che imponeva all'azienda di ridurre le emissioni di benzo(a)pirene nell'arco di 30 giorni. Leggi Qui 
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- - 6 ottobre 2010. Legambiente lancia una petizione nazionale da far firmare ai cittadini per chiedere al Governo di modificare la legge sul benzo(a)pirene in favore di un maggior controllo e una maggiore protezione per la qualità dell’aria che respiriamo nelle nostre città.Leggi Qui 
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- - 20 ottobre 2010. I Verdi, nella persona del segretario Angelo Bonelli, primo firmatario della petizione, vogliono portare l’Italia di fronte alla Corte di Giustizia Europea. Leggi Qui 
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- - 27 ottobre 2010. Regione Puglia sceglie un'altra strada. L’assessore Lorenzo Nicastro presenta in Conferenza stampa il disegno di legge sul benzo(a)pirene che verrà poi approvato nel febbraio 2011. Leggi Qui 
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- - 29 ottobre 2010. Telefonata tra Girolamo Archina e il consigliere Lospinuso “Il centrodestra deve schierarsi in blocco per fermare il decreto legge”. 
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- - 23 novembre 2010. Legambiente: “l’ILVA ha rotto i polmoni”. Blitz dei militanti di Legambiente con tute e mascherine antigas in occasione della presentazione del Rapporto ambiente e sicurezza di ILVA. Leggi Qui .
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- - 17 dicembre 2010. Simpa, la ricerca pugliese che svela, per la prima volta in Europa, l’identità del PM10. Riceve il compito di svelare la provenienza del benzo(a)pirene prodotto a Taranto. Leggi Qui .
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Vendola non molla la poltrona malgrado tutto.....

Ormai il dado è tratto: anche la sinistra scarica Nichi Vendola. Non c’è giorno, infatti, che la ‘stampa amica’ massacri il Governatore della Puglia sull’inchiesta che ha travolto la siderurgica di Taranto. Una retromarcia editoriale senza precedenti. “Nessuno può dirsi innocente di fronte ai veleni dell’Ilva”, scrive Repubblica. Mentre il quotidiano diretto da Ezio Mauro non perde occasione di gettare fango addosso al numero uno pugliese, c’è chi passa all’azione. Il Movimento per l’Alleanza nazionale ha organizzato un sit-in di protesta (mercoledì 4 dicembre, alle 11 e 30) al Consiglio regionale pugliese per chiedere le dimissioni del presidente di Sel.
Dando notizia delle indagini che proseguono senza tregua. Nelle 50.000 intercettazioni e nei trentuno faldoni di atti della Procura di Taranto emerge un fatto incontrovertibile: i Riva, grazie al sostegno di una classe dirigente inadeguata, hanno contaminato per sempre il suolo, l’aria e le falde acquifere della seconda città della regione. Un danno ambientale che nessuna pena detentiva e pecuniaria potrà risarcire i cittadini dell’omonima provincia. Dalle indagini svolte, un altro aspetto ormai chiaro riguarda lo stretto legame tra i Riva e gli esponenti politici. Tra le migliaia di intercettazioni rilevate dagli investigatori salta fuori anche l’ex segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani: “Bersani? Si sentono tutte le settimane”, spiega l’ex responsabile delle relazioni istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà a chi lo avvisa di un interesse dell’allora numero uno del piddì alla famiglia Riva. Un legame solido. Anzi solidissimo. Il numero uno dell’Ilva nel 2006 finanziò la campagna elettorale dell’aspirante premier con 98.000 euro. Ma nel calderone c’è anche Vendola. Oltre alla telefonata ormai nota alle cronache, in cui il presidente della Puglia derideva il giornalista “non allineato”, in un’altra conversazione Archinà si offre all’esponente di Sel di fare da mediatore tra lui e l’allora presidente di Confindustria Marcegaglia con il fine di dare “uno scossone al centrodestra”. “Apriamo gli occhi sull’autorità portuale di Taranto” dice l’ex responsabile dei rapporti istituzionali della siderurgica al Governatore Vendola che risponde: “L’ammiraglio va bene. Non è un ladro. E’ una persona sobria e seria. Siccome è di destra ho detto al ministro: “E’ uno vostro, ma è una persona per bene. Niente da eccepire”. Ma le attenzioni di Archinà sono concentrate su Russo, sponsorizzato dal “traditore” Michele Conte. “Lei lo sa – rincara il rappresentante dell’Ilva al presidente della Puglia – che Conte è passato coordinatore cittadino del Pdl?. Apriti cielo. “Michele Conte, mamma mia. Uno raccomandato da tutti. Dalle organizzazioni per la liberazione della Palestina ai gruppi comunisti estremisti”, replica Vendola. E assicura: “Noi abbiamo il potere di fare bene, ma il ministro ha quello di fare le scelte. Comunque grazie di questa informazione”. Sipario.

L'ex ministro Clini ad Affari: "Macché amico dell'Ilva. Io contro i Riva"


AFFARITALIANI mi include tra gli amici dell’ILVA, riprendendo una conversazione telefonica tra due persone (Archinà e Allegrini) che parlano di me.
Le indagini non hanno rilevato alcun riscontro in merito al contenuto della intercettazione, né atti a mia firma come direttore generale né tantomeno iniziative a supporto di miei fantomatici interessi in Brasile con la famiglia Riva.
La conversazione intercettata, sulla base degli atti, non è risultata rilevante ai fini dell’indagine e semmai appartiene alla categoria del millantato credito : sarebbe interessante sapere perché viene divulgata.
Forse perché non è piaciuta al “partito” della chiusura dell’ILVA l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) che ho rilasciato da Ministro il 26 ottobre 2012, con la prescrizione dell’adeguamento degli impianti agli standard europei piu’ severi e avanzati e che impone investimenti per 3 miliardi € : non c’è male come regalo di un “amico” alla famiglia Riva.
AIA che non è piaciuta neppure alla Magistratura di Taranto che ha sollevato eccezioni di costituzionalità contro la legge che ha recepito l’autorizzazione, approvata alla unanimità dal Parlamento. Eccezioni tutte respinte dalla Consulta.
A proposito dell’AIA, voglio ricordare che avevo disposto nel marzo 2012 la revisione dell’Autorizzazione rilasciata il 4 agosto 2011 dall’allora Ministro Prestigiacomo d’intesa con il Presidente Vendola, al fine di applicare da subito nello stabilimento di Taranto le migliori tecnologie disponibili per la siderurgia (BAT) individuate dalla Commissione Europea l’ 8 marzo del 2012 e che entreranno in vigore in Europa dopo il 2016.
E voglio anche ricordare che avevo ottenuto dall’ILVA sia il ritiro di tutti i contenziosi aperti dall’azienda contro l’Amministrazione, sia la piena accettazione delle prescrizioni dell’AIA : nulla a che vedere con la prassi “opaca” delle procedure e dei controlli che hanno contrassegnato decenni di relazioni tra Amministrazioni e azienda, e niente di amichevole.
Ma evidentemente la linea chiara e trasparente che ho seguito, incardinata nelle direttive europee, aveva avuto l’effetto di mettere in discussione gli equilibri consociativi di cui era espressione l’AIA dell’agosto 2011.
Forse è per questo che nell’estate 2012, nella fase più critica della crisi dell’ILVA, esce su diversi quotidiani la stessa intercettazione telefonica ripresa in questi giorni: una intimidazione infame finalizzata a farmi recedere dal mio impegno a difesa dell’ambiente, della salute e dell’occupazione a Taranto.
Un’intimidazione che continua: rassicuri i suoi lettori che io tiro dritto.

Corrado Clini
Ministro dell’ambiente del governo Monti

Vendola, Bersani e Corrado Clini. "Erano tutti amici dell'Ilva"


"Bersani? Si sentono tutte le settimane. Ora diamo uno scossone al centrodestra: ti faccio incontrare Marcegaglia". Così Girolamo Archinà, l'ex capo delle relazioni esterne dell'Ilva, si offriva di fare da mediatore per Vendola e svelava i contatti dell'ex segretario del Pd con la famiglia Riva. L'azienda spingeva sulla Regione anche per delle nomine: "Apriamo gli occhi sull'autorità portuale di Taranto". Rivelazioni anche sull'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, definito come "un amico". E' quella ragnatela politica che aveva svelato Affari già un anno fa...
VENDOLA - Emergono altre telefonate di Archinà a politici e sindacalisti. Le pubblica Repubblica, dopo che pochi giorni fa il Fatto aveva reso disponibile l'audio di una conversazione tra Vendola e lo stesso Archinà pubblicata in forma testuale da Affari il 29 novembre 2012. "Apriamo gli occhi sull'autorità portuale di Taranto", dice Archinà a Vendola. Il governatore pugliese risponde: "L'ammiraglio va bene. Non è un ladro. E' una persona sobria e seria. Siccome è di destra ho detto al ministro: 'E' uno vostro, ma è una persona per bene. Niente da eccepire". L'obiettivo di Archinà, scrive Repubblica, era quello di impedire la nomina di un certo Russo, "sponsorizzato dal traditore Michele Conte. Lei lo sa che Conte è passato coordinatore cittadino del Pdl?". Vendola: "Michele Conte, mamma mia. Uno raccomandato da tutti. Dalle organizzazioni per la liberazione della Palestina ai gruppi comunisti estremisti. Noi abbiamo il potere di fare bene, ma il ministro ha quello di fare le scelte. Comunque grazie di questa informazione". Archinà si sarebbe anche offerto di fare da mediatore per Vendola per portarlo a incontrare l'allora presidente di Confindustria Macegaglia per sollecitare "in cambio" una nomina favorevole all'autorità portuale di Taranto. Bisogna ricordare comunque che Vendola è lo stesso governatore che ha emanato almeno due leggi contro le emissioni.
CLINI - Anche Corrado Clini è descritto come un amico da Archinà. "Stamattina ho visto il nostro amico Corrado", dice Archinà a un membro del Cnr. "Nel casino che adesso sta investendo il ministero dell'Ambiente, ho praticamente un'opportunità. A Corrado hanno dato la delega che danno pure ad altri direttori generali no? Allora mi ha detto: 'Fatemi una nota del casino che sta succedendo giù a Taranto, poichè nel limite del possibile cerco di rimettere le cose in sesto". Un intervento che, secondo Repubblica, sarebbe collegato a qualcosa che (parole di Archinà) "sta a cuore a Clini in Brasile". Insomma una ragnatela vasta e con molti fili... 

Vendola: «Sull'Ilva ho deciso di sporcarmi le mani»

ROMA - ''Io avevo davanti due possibilità: pormi con lo sguardo dell'artista o assumermi una responsabilità sporcandomi le mani, non nel senso di corrompere ma di affrontare i problemi. Ho parlato, è vero". 
"Ma mi sono genuflesso agli operai, non al padrone. E' qui la differenza: ci sono quelli che hanno preso i soldi dai Riva. Io no. Ci sono quelli che scrivevano risoluzioni parlamentari sotto dettatura, altri che hanno ritirato le costituzioni di parte civile. Io non l'ho fatto''. Lo afferma il governatore della Puglia Nichi Vendola, indagato per concussione nell'ambito dell'inchiesta Ilva. ''Invece di genufletterci abbiamo fatto tre leggi. Da soli mentre troppi nella politica, nel sindacato, nel giornalismo si godevano lo spettacolo nella tribuna vip'', dice Vendola difendendo le leggi sulle emissioni di diossima e benzopirene. Secondo quanto scritto dagli investigatori della Finanza la legge sulla diossina ha avuto una gestazione ''frutto della concertazione tra la Regione e l'Ilva'', dimostrata dal fatto che ''non venne imposto il "campionamento in continuo" delle emissioni''. ''In Italia - spiega Vendola - il campionamento in continuo all'epoca non aveva valore legale. Non c'era e non c'è tuttora una norma tecnica di riferimento. Ora, grazie alla nostra legge, a settembre abbiamo cominciato in via sperimentale''. Quanto alla legge sul benzopirene, accusata di essere priva di sanzioni, ''il problema è che trattandosi di obiettivi, come ci impone la norma comunitaria, e non di limiti sulle emissioni, non si possono applicare sanzioni dirette'', osserva Vendola. Tuttavia ''in caso di sforamento possono anzitutto intervenire le autorita' sanitarie. Può saltare l'Aia''.

ATTENZIONE...ALLARME TEMPESTE E URAGANI IN PUGLIA E SU TARANTO VI ALLEGO LA CARTINA


La cartina fornisce una visione d'insieme degli allarmi per tempeste e uragani per la Puglia, indicando in quali località o zone in Puglia sono previsti tali fenomeni.
Gli allarmi sono suddivisi in due categorie: preallerte e allarmi. Una preallerta per tempeste la Puglia viene emessa quando in Puglia è probabile una tempesta, ma sono ancora possibili variazioni di intensità, traiettoria e /o durata. Gli allarmi acuti sono suddivisi in tre livelli (arancio, rosso, viola) a seconda dell'intensità delle raffiche previste.
Previsioni dettagliate e affidabili dei fenomeni di tempeste e uragani sono molto importanti specialmente per l'edilizia, agricoltura e foreste, assicurazioni e organizzazioni di manifestazioni in Puglia.

venerdì 29 novembre 2013

DIAMO IL BENVENUTO IN BORGOCARD A " BARNEY'S ABBIGLIAMENTO E ACCESSORI " IN VIA BERARDI


Ilva, Repubblica: “Tutte le telefonate (intercettate) di Archinà a politici e sindacalisti”


Nessuno può dirsi innocente di fronte ai veleni dell’Ilva. Nel triangolo Taranto- Roma-Milano, tutto e tutti hanno avuto un prezzo. Non necessariamente economico. Tutto e tutti ne sono irrimediabilmente rimasti sporcati e dunque prigionieri.
Nei trentuno faldoni di atti e nelle 50mila intercettazioni telefoniche dell’inchiesta della Procura di Taranto depositati in questi giorni e di cui Repubblica è in possesso, è la prova documentale che il Sistema Riva e il capitalismo di relazioni di cui è stato espressione hanno appestato, insieme all’aria, all’acqua, al suolo di Taranto, il tessuto connettivo della politica, della pubblica amministrazione, dei controlli a tutela dell’ambiente e della salute.
Scrivono Carlo Bonini e Giuliano Foschini suRepubblica:
A Girolamo Archinà, il Rasputin dei Riva, l’ex onnipotente capo delle relazioni esterne Ilva da qualche giorno tornato libero dopo un anno e mezzo di carcere, si sono genuflessi nel tempo segretari di partito, ministri della Repubblica, arcivescovi, sindacalisti, giornalisti. Ascoltarne la voce chioccia al telefono mentre blandisce, lusinga, minaccia i suoi interlocutori, dà la misura di quanto estesa, profonda e antica fosse la rete che ha consentito di collocare l’acciaieria in uno stato di eccezione permanente.
Il cuore e il portafoglio dei Riva battono a destra. Da sempre. Dagli anni 2004-2006. È di 575mila euro il finanziamento a Forza Italia, di 10mila quello a Maurizio Gasparri e di 35mila quello all’ex governatore della Puglia e poi ministro Raffaele Fitto. Uomo cui la famiglia è particolarmente grata per aver ritirato, il giorno prima della (unica) sentenza di condanna, la costituzione di parte civile della Regione nei confronti dell’Ilva, consentendo un risparmio di qualche milione di euro. Ma il capitalismo di relazioni impone di scommettere anche sui cavalli di altra sponda.
«Bersani? Si sentono tutte le settimane», assicura Archinà a chi lo avvisa di un interesse dell’allora segreterio del Pd ad un contatto con la famiglia Riva (che per altro ne ha finanziato la campagna elettorale del 2006 con 98 mila euro). Quel Pd, il cui deputato Ludovico Vico eletto a Taranto, è telecomandato come un uomo azienda. E anche con il governatore della Regione, Nichi Vendola, che pure sarà l’unico alla fine a battezzare due leggi contro i fumi dell’Ilva, è un salamelecco di “auguri sinceri” per le feste comandate, attestati di stima. Non solo nella telefonata ormai nota in cui si ghigna della protervia nell’azzittire un giornalista petulante e per la quale Vendola ha fatto pubblicamente ammenda. Ma anche in un’altra conversazione in cui Archinà si offre di fare da “mezzano” per un incontro tra il governatore e l’allora presidente di Confindustria Marcegaglia («Così diamo uno scossone al centro-destra»), cogliendo l’occasione per sollecitare un intervento «caro ai Riva» sulle nomine all’autorità portuale di Taranto. Non esattamente il core business dell’acciaieria.
«Apriamo gli occhi sull’autorità portuale di Taranto», dice Archinà a Vendola. Che risponde: «L’ammiraglio va bene. Non è un ladro. E’ una persona sobria e seria. Siccome è di destra, ho detto al ministro: “È uno vostro, ma è una persona per bene. Niente da eccepire». Ma il problema di Archinà non è «l’ammiraglio». È impedire la nomina di tale Russo, «sponsorizzato dal traditore Michele Conte». «Lei lo sa — insiste con il governatore — che Conte è passato coordinatore cittadino del Pdl?». Vendola conviene: «Michele Conte, mamma mia. Uno raccomandato da tutti. Dalle organizzazioni per la liberazione della Palestina ai gruppi comunisti estremisti. Noi abbiamo il potere di fare bene, ma il ministro ha quello di fare le scelte. Comunque grazie di questa informazione ».
Non c’è ente locale o ministero dove Archinà e i Riva non possano arrivare. Dovenon si inciampi in «un amico». Come all’Ambiente, dove Corrado Clini, allora direttore generale e futuro ministro del governo Monti, architetto dell’Aia che assicurerà la sopravvivenza dell’acciaieria, viene rappresentato come uomo a disposizione. «Stamattina ho visto per altri motivi il nostro amico Corrado — confida ad Archinà tale Ivo Allegrini del Cnr — Nel casino che adesso praticamente sta investendo il ministero dell’Ambiente, ho praticamente un’opportunità. A Corrado hanno dato la delega che danno pure ad altri direttori generali no! Allora mi ha detto: “Fatemi unanota del casino che sta succedendo giù a Taranto, poiché nel limite del possibile io cerco di rimettere le cose in sesto». Una solerzia che troverebbe spiegazione — per quanto si ascolta in una seconda telefonata tra Allegrini e Archinà — in qualcosa che «sta a cuore a Clini in Brasile» e per la quale «è necessario un passaggio con i Riva».
Già, nel Sistema Riva niente si fa per niente. Anche con gli uomini di Chiesa. Come quando don Marco dell’Arcivescovado di Taranto bussa a quattrini per la presentazione di un libro cui presenzierà Monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per i Beni culturali. «Su cosa mi devo sbilanciare?», chiede Archinà. «La sponsorizzazione totale costerà 25mila — fa di conto don Marco — E l’impresa Garibaldi ha detto che vuole contribuire per 7-8 mila. Va bene?». Naturalmente va bene. Come vanno bene i sette assegni da 15mila euro l’uno staccati alla Curia e all’Arcivescovo Monsignor Benigno Papa per rendere più liete le feste comandate e far tacere sui veleni dell’acciaieria.
Del resto, per i Riva comprarsi le indulgenze sembra facile quasi quanto scegliersi i sindacalisti. E per giunta, Archinà non deve neppure chiedere. «Senti Girolamo — gli spiega al telefono Daniela Fumarola della Cisl — siccome io sto lavorando sul nuovo gruppo dirigente della Fim, mi fai sapere qualcosa rispetto al ragazzo, al delegato nostro alla Rsu, aspetta come si chiama.. quello di Avetrana.. ora mi salta il nome.. un ragazzo bruno con gli occhi neri, è giovane.. Io ce l’ho sempre a mente perché è una cosa che ti devo chiedere e ora mi è sfuggito il suo cognome. Praticamente io devo fornire indicazionianche alla segreteria nazionale suchi puntare per il dopo Lazzaro» (…)


Non siamo stati così sciocchi da creare una valuta collegata all’oro, di cui non abbiamo disponibilità,
ma per ogni marco stampato abbiamo richiesto l’equivalente di un marco in lavoro o in beni prodotti.
Ci viene da ridere tutte le volte che i nostri finanzieri nazionali sostengono che il valore della valuta
deve essere regolato dall’oro o da beni conservati nei forzieri della banca di stato
“. 
(Adolf Hitler, citato in Hitler’s Monetary System, www.rense.com, che riprende C.C.Veith, Citadels of Chaos, Meador, 1949).
Quello di Guernsey (politico del Minnesota, ndr), non fu dunque l’unico governo a risolvere i propri problemi infrastrutturali stampando da solo la propria moneta. Un modello assai più noto si può trovarlo nella Germania uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Quando Hitler arrivò al potere, il Paese era completamente, disperatamente, in rovina.
Il Trattato di Versailles aveva imposto al popolo tedesco risarcimenti che lo avevano distrutto, con i quali si intendeva rimborsare i costi sostenuti nella partecipazione alla guerra per tutti i Paesi belligeranti. Costi che ammontavano al triplo del valore di tutte le proprietà esistenti nella Germania. La speculazione sul marco tedesco aveva provocato il suo crollo, affrettando l’evento di uno dei fenomeni d’inflazione più rovinosi della modernità. Al suo apice, una carriola piena di banconote, per l’equivalente di 100 miliardi di marchi, non bastava a comprare nemmeno un tozzo di pane. Le casse dello Stato erano vuote ed enormi quantità di case e di fattorie erano state sequestrate dalle banche e dagli speculatori. La gente viveva nelle baracche e moriva di fame. Nulla di simile era mai accaduto in precedenza: la totale distruzione di una moneta nazionale, che aveva spazzato via i risparmi della gente, le loro attività e l’economia in generale. A peggiorare le cose arrivò, alla fine del decennio, la depressione globale. La Germania non poteva far altro che soccombere alla schiavitù del debito e agli strozzini internazionali. O almeno così sembrava.
Hitler e i Nazional-Socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta. In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo Stato, che venivano chiamate “Greenbacks“. Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici. I progetti destinati a essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali. Il costo di tutti questi progetti fu fissato a un miliardo di di unità della valuta nazionale. Un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro. Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto. Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo. Hitler diceva: “Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti“. I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.
Nell’arco di due anni, il problema della disoccupazione era stato risolto e il Paese si era rimesso in piedi. Possedeva una valuta solida e stabile, niente debito, niente inflazione, in un momento in cui negli Stati Uniti e in altri Paesi occidentali erano ancora senza lavoro e vivevano di assistenza. La Germania riuscì anche a ripristinare i suoi commerci con l’estero, nonostante le banche estere negassero credito e dovesse fronteggiare un boicottaggio economico internazionale. Ci riuscì utilizzando il sistema del baratto: beni e servizi venivano scambiati direttamente con gli altri paesi, aggirando le banche internazionali. Questo sistema di scambio diretto avveniva senza creare debito nè deficit commerciale. L’esperimento economico della Germania lasciò alcuni durevoli monumenti al suo processo, come la famosa Autobahn, la prima rete del mondo di autostrade a larga estensione.
Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback”. Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario“. Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” (John Weitz, Hitler’s Banker Warner Books, 1999).
Benchè Hitler sia citato con infamia nei libri di storia, egli fu popolare presso il popolo tedesco. Stephen Zarlenga, in The Lost Science of Money, afferma che ciò era dovuto al fatto che egli salvò la Germania dalle teorie economiche inglesi. Le teorie secondo le quali il denaro deve essere scambiato sulla base delle riserve aurifere in possesso di un cartello di banche private piuttosto che stampato direttamente dal governo. Secondo il ricercatore canadese Henry Makow, questo fu probabilmente il motivo principale per cui Hitler doveva essere fermato; egli era riuscito a scavalcare i banchieri internazionali e creare una propria moneta. Makow cita un interrogatorio del 1938 di C.G. Rakowsky, uno dei fondatori del bolscevismo sovietico e intimo di Trotzky, che finì sotto processo nell’URSS di Stalin. Secondo Rakowsky, “[Hitler] si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo a lavoro per il bene dello Stato. Se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri Stati, potete ben immaginare le implicazioni controrivoluzionarie” (Henry Makow, “Hitler Did Not Want War”, www.savethemales.com).
L’economista inglese Henry C.K. Liu ha scritto sull’incredibile trasformazione tedesca: “I nazisti arrivarono al potere in Germania nel 1933, in un momento in cui l’economia era al collasso totale, con rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e zero prospettive per il credito e gli investimenti stranieri. Eppure, attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti“. In Billions for the Bankers, Debts for the People (Miliardi per le Banche, Debito per i Popoli, 1984), Sheldon Hemry commenta: “Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro nè debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri“.
L’IPERINFLAZIONE DI WEIMAR
Nei testi moderni si parla della disastrosa inflazione che colpì nel 1923 la Repubblica di Weimar (nome con cui è conosciuta la repubblica che governò la Germania dal 1919 al 1933). La radicale svalutazione del marco tedesco è citata nei testi come esempio di ciò che può accadere quando ai governi viene conferito il potere incontrollato di stampare da soli la propria moneta. Questo è il motivo per cui viene citata, ma nel complesso mondo dell’economia le cose non sono come sembrano. La crisi finanziaria di Weimar ebbe inizio con gli impossibili obblighi di risarcimento imposti dal Trattato di Versailles.
Schacht, che all’epoca era il responsabile della zecca della repubblica, si lamentava: “Il Trattato di Versailles è un ingegnoso sistema di provvedimenti che hanno per fine la distruzione economica della Germania. Il Reich non è riuscito a trovare un sistema per tenersi a galla diverso dall’espediente inflazionistico di continuare a stampare banconote“. Questo era quello che egli dichiarava all’inizio. Ma Zarlenga scrive che Schacht, nel suo libro del 1967 The Magic of Money, decise “di tarar fuori la verità, scrivendo in lingua tedesca alcune notevoli rivelazioni che fanno a pezzi la saggezza comune propagandata dalla comunità finanziaria riguardo all’iperinflazione tedesca“. Schacht rivelò che era la Banca del Reich, posseduta da privati, e non il governo tedesco che pompava nuova valuta all’economia. Nel meccanismo finanziario conosciuto come vendita a breve termine, gli speculatori prendono in prestito qualcosa che non possiedono, la vendono e poi “coprono” le spese ricomprandola a prezzo inferiore. La speculazione sul marco tedesco fu resa possibile dal fatto che la Banca del Reich rendeva disponibili massicce quantità di denaro liquido per i prestiti, marchi che venivano creati dal nulla annotando entrate sui registri bancari e poi prestati ad interessi vantaggiosi.
Quando la Banca del Reich non riuscì più a far fronte alla vorace richiesta di marchi, ad altre banche private fu permesso di crearli dal nulla e di prestarli, a loro volta, a interesse. Secondo Schacht, quindi, non solo non fu il governo a provocare l’iperinflazione di Weimar, ma fu proprio il governo che la tenne sotto controllo. Alla Banca del Reich furono imposti severi regolamenti governativi e vennero prese immediate misure correttive per bloccare le speculazioni straniere, eliminando la possibilità di facile accesso ai prestiti del denaro fabbricato dalle banche. Hitler poi rimise in sesto il paese con i suoi Certificati del Tesoro, stampati dal governo su modello del Greenback americano. Schacht disapprovava l’emissione di moneta da parte del governo e fu rimosso dal suo incarico alla Banca del Reich quando si rifiutò di sostenerlo (cosa che probabilmente lo salvò dal processo di Norimberga). Ma nelle sue memorie più tarde, egli dovette riconoscere che consentire al governo di stampare la moneta di cui aveva bisogno non aveva prodotto affatto l’inflazione prevista dalla teoria economica classica. Teorizzò che essa fosse dovuta al fatto che le fattorie erano ancora inoperose e la gente senza lavoro. In questo si trovò d’accordo con John Maynard Keynes: quando le risorse per incrementare la produzione furono disponibili, aggiungere liquidità all’economia non provocò affatto l’aumento dei prezzi; provocò invece la crescita dei beni e di servizi. Offerta e domanda crebbero di pari passo, lasciando i prezzi inalterati. 
(da Webofdebt)
di Ellen Brown
Il grande errore della prostataProf. Richard Ablin* - The New York Times, 9 marzo 2010
www.nytimes.com/2010/03/10/opinion/10Ablin.html?_r=0
Ogni anno circa 30 milioni di uomini americani si sottopongono al test per l'Antigene Prostatico Specifico (PSA), un enzima prodotto dalla prostata.
Approvato dalla Food and Drug Administration nel 1994, il test della PSA è lo strumento più comunemente usato per rilevare il cancro alla prostata.
La popolarità di questo esame ha portato ad un disastro enormemente costoso alla salute pubblica.
E' un problema che mi è dolorosamente familiare, visto che ho scoperto il PSA nel 1970.
Dato che il Congresso cerca sempre modi per tagliare i costi nel nostro sistema sanitario, un significativo risparmio potrebbe venire dal cambiare il modo in cui l'antigene viene utilizzato per lo screening del cancro alla prostata.
Gli americani spendono una cifra enorme su sperimentazioni per il cancro alla prostata.
Il disegno di legge annuale per lo screening del PSA è di almeno 3 miliardi di dollari, in gran parte pagato da Medicare e il Veterans Administration.
Il cancro alla prostata suscita molti articoli ma consideriamo i numeri: gli uomini americani hanno una probabilità del 16% di avere una diagnosi di cancro alla prostata nell'arco di tutta la vita, ma solo una probabilità del 3% di morirne. Questo perché la maggior parte dei tumori della prostata crescono lentamente.
In altre parole, gli uomini che hanno la fortuna di raggiungere la vecchiaia, hanno più probabilità di morire con il cancro alla prostata piuttosto che per il cancro alla prostata.
Anche in questo caso, il test non è certo più efficace di un lancio di una monetina.
Come cerco di spiegare da molti anni, il test del PSA non è in grado di rilevare il cancro alla prostata e, cosa più importante, non può distinguere tra i due tipi di cancro alla prostata - quello che ti ucciderà e quello che non lo farà.
Invece, il test rivela semplicemente la quantità di antigene prostatica contenuta nel sangue di un uomo. Le infezioni, farmaci da banco come l'ibuprofene e un gonfiore benigno della prostata (semplice ipertrofia) possono elevare i livelli di PSA di un uomo, ma nessuno di questi fattori sono segnali di cancro.
Uomini con valori bassi di PSA potrebbero covare tumori pericolosi, mentre quelli con valori più alti potrebbero essere completamente sani.
In sede di approvazione della procedura, la Food and Drug Administration ha fatto affidamento su uno studio che dimostrò che il test era in grado di rilevare il 3,8% dei tumori alla prostata: un tasso migliore rispetto al metodo standard, l'esame rettale digitale.
Eppure, il 3,8% è un numero molto piccolo.
Tuttavia, soprattutto nei primi giorni di proiezione, gli uomini con un valore superiore a 4 nanogrammi per millilitro, sono stati mandati a fare delle dolorose biopsie prostatiche.
Se la biopsia mostrava qualsiasi piccolissimo segno di cancro, il paziente è stato quasi sempre spinto a operarsi chirurgicamente, alla radioterapia intensiva o altri trattamenti dannosi.
La comunità medica si sta lentamente voltando contro lo screening della PSA.
L'anno scorso, il New England Journal of Medicine ha pubblicato i risultati di due grandi studi, uno in Europa ed uno negli Stati Uniti. I risultati dello studio americano mostrano che in un periodo da 7 a 10 anni, lo screening non ha ridotto il tasso di mortalità negli uomini di 55 anni e oltre.
Lo studio europeo ha mostrato un lieve calo dei tassi di mortalità, ma ha anche scoperto che ben 48 uomini devono essere curati per salvare una vita.
Quindi 47 uomini che, con ogni probabilità, non potranno più funzionare sessualmente (impotenza, ndT) o rimanere fuori dal bagno per molto tempo.
Numerosi sostenitori degli screening, tra cui Thomas Stamey, un noto urologo della Stanford University, hanno preso posizione contro i test di routine, e il mese scorso, l'American Cancer Society ha esortato più cautela nell'utilizzo del test. L'American College of Preventive Medicine ha concluso inoltre che non vi sono prove sufficienti per raccomandare lo screening di routine.
E allora perché viene ancora usato?
Perché le aziende farmaceutiche continuano a sfoggiare i loro test e i gruppi di difesa che hanno interessi in tal senso spingono all’allerta del cancro alla prostata, invitando gli uomini a fare lo screening.
Vergognosamente, l'American Urological Association, l’associazione degli urologi statunitensi, promuove ancora questa esame preventivo, mentre l’Istituto nazionale dai tumori (National Cancer Institute) rimane molto vago sulla questione, confermando che non c’è chiarezza.
Il gruppo federale che ha il potere di valutare i test di screening dei tumori, il Preventive Services Task Force, ha recentemente sconsigliato lo screening PSA per gli uomini di età compresa tra 75 anni o più. Ma tale gruppo non ha ancora fatto una raccomandazione per gli uomini più giovani.
Il test per l'antigene prostatico specifico, ha un suo senso. Dopo il trattamento per il cancro alla prostata, per esempio, un punteggio in rapido aumento indica un ritorno della malattia.
E gli uomini con una storia familiare di cancro alla prostata dovrebbe probabilmente fare il test regolarmente. Se il loro punteggio inizia a salire, potrebbe significare la presenza di tumore.
Ma questi usi sono limitati.
La prova non deve assolutamente essere distribuita per "proteggere" l'intera popolazione di uomini di età superiore ai 50.
Mai avrei sognato che la mia scoperta quarant’anni fa avrebbe condotto a tale disastro del sistema sanitario pubblico basato sul profitto. La comunità medica deve confrontarsi con la realtà e fermare l'uso inappropriato dello screening PSA. In questo modo si potrebbero risparmiare miliardi di dollari e salvare milioni di uomini da inutili, trattamenti debilitanti.
* Richard J. Ablin è lo scopritore dell’antigene prostatico specifico, PSA.
Professore di Immunobiologia e Patologia al University of Arizona College of Medicine e Presidente della Fondazione Robert Benjamin Ablin per la Ricerca sul Cancro.

Studio shock: le mammografie sono una bufala medicaDi Mike Adams - naturalnews.com
Studio shock: Le mammografie sono una bufala medica, oltre un milione di donne americane danneggiate da “trattamenti” non necessari per tumori che non hanno mai avuto.
La mammografia è una crudele bufala medica. Come ho descritto qui su Natural News più di una volta, lo scopo principale della mammografia non è “salvare” donne dal cancro, ma reclutarle come falsi positivi per spaventarle e portarle a sottoporsi a trattamenti costosi e tossici come la chemioterapia, le radiazioni e la chirurgia.
Il “piccolo sporco segreto” dell'industria del cancro è che proprio gli stessi oncologi che terrorizzano le donne con la falsa credenza di avere un cancro sono quelli che realizzano enormi profitti vendendo loro i chemioterapici. Il conflitto di interessi e l'abbandono dell'etica nell'industria del cancro lascia senza fiato.
Ora, un nuovo studio scientifico ha confermato esattamente quello da cui ho messo in guardia i lettori per anni: la maggior parte delle donne con “diagnosi” di cancro tramite mammografia non hanno mai avuto il cancro, ed è solo l'inizio.Il 93% delle “diagnosi precoci” non ha alcun beneficio per il pazienteQuesta è la conclusione del pionieristico studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. (1)
“Abbiamo riscontrato che l'introduzione dello screening ha portato 1,5 milioni di donne alla diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale” scrive il co-autore dello studio Dr. Gilbert Welch.
Ora, a prima vista questa potrebbe sembrare una buona notizia. Potreste pensare “Beh, la diagnosi precoce salva delle vite, proprio come ci hanno detto Komen e le associazioni no-profit riguardo il cancro”. Ma sbagliereste. Come scoperto dal team del Dr. Welch, virtualmente non vi è stata riduzione degli stadi terminali del cancro alla mammella a partire da tutte queste diagnosi precoci, e questo significa che alla maggior parte delle donne a cui è stato detto di avere il cancro alla mammella dopo una mammografia è stato mentito.
Così continua il dottore:
“Abbiamo scoperto che ci sono state solo 0,1 milioni di donne in meno con una diagnosi di cancro alla mammella in fase terminale. La discrepanza significa che c'è stata molta diagnosi inutile ed esagerata: a più di un milione di donne è stato detto di avere un cancro in fase iniziale –molte delle quali hanno subito chirurgia, chemioterapia o radiazioni per un cancro che non le avrebbe mai fatte stare male. Anche se è impossibile sapere chi siano queste donne, il danno è evidente e serio".
Si, lo è. Infatti, se fate il calcolo, 0,1 milioni di donne in meno con un cancro in fase terminale rispetto ad 1,5 milioni di diagnosi precoci significa che si ha avuto un falso positivo nel 93% dei casi; questo significa che non si sarebbe in ogni caso arrivati alla fase di cancro terminale.
Chemioterapia, radiazioni e chirurgia oncologica sono in gran parte bufaleSecondo quanto detto dagli scienziati, “il cancro alla mammella è stato sovradiagnosticato (cioè sono stati trovati tumori in fase di screening ma questi non avrebbero mai portato a sintomi clinici) in almeno 1,3 milioni di donne americane negli ultimi 30 anni.”§
Gli oncologi di queste donne hanno mentito: “se non acconsentite al trattamento, morirete entro sei mesi” (o due anni, o qualsiasi tipo di scansione fraudolenta essi usino).
Sotto la minaccia di questa paura, la maggior parte delle donne si piegava e acconsentiva a iniziare il trattamento – spesso nello stesso giorno della falsa diagnosi. Questo cosiddetto trattamento consiste in una iniezione di sostanze chimiche mortali che fanno la fortuna degli oncologi che le vendono ai loro stessi pazienti. Si, è così: le cliniche oncologiche e i centri di trattamento del cancro fanno profitti enormi sui chemioterapici che vendono ai loro pazienti – gli stessi pazienti che spaventano e dirigono verso il trattamento con mammografie falsamente positive.
Ignorando il quasi totale fallimento della mammografia da un punto di vista scientifico, la propaganda continua a spingere verso questa tecnica in maniera assordante. Come il Dr. Welch spiega in questo articolo del New York Times (2):
“Nessun altro test clinico è stato tanto pubblicizzato come la mammografia – gli sforzi sono andati oltre la persuasione e sono arrivati alla coercizione. E chi la proponeva ha usato le più fuorvianti statistiche di screening a disposizione: i tassi di sopravvivenza. Una recente campagna Komen esemplifica questo aspetto: in breve, dite a chiunque che ha il cancro, e i tassi di sopravvivenza aumenteranno a dismisura.”
Komen for the cure, ovviamente, è stata scoperta a mentire sui presunti “benefici” della mammografia (3). Il loro trucco statistico frega la maggior parte delle donne, tristemente, e le convince a subire chemioterapie tossiche per un cancro alla mammella che non hanno mai avuto.
Lo starnazzare dell'oncologia modernaQuando le donne iniziano una chemioterapia per un cancro che non hanno iniziano anche a sperimentare quello che gli oncologi chiamano “sintomi del cancro”. I capelli cadono. L'appetito scompare. I muscoli si atrofizzano. Diventano deboli, confuse e cronicamente stanche. Il dottore del cancro dice poi loro “devi essere forte per sopportare tutto questo mentre le medicine fanno effetto”
Pure chiacchiere! Potreste fare meglio invocando il voodoo o semplicemente sperando di guarire. Perché tutto quel che gira attorno all'esperienza del cancro nella medicina moderna –la diagnosi, il trattamento, le autorità sanitarie-- è maliziosamente fabbricato per generare un profitto all'industria del cancro.
“Migliori” tecnologie portano a più falsi positiviNon c'è miglior esempio delle chiacchiere della medicina moderna che quello dell'industria del cancro. Armato con le ancora-più-precise macchine per la mammografia, il tasso di falsi positivi ha sfondato il soffitto.
Come il Dr. Welch scrive sul New York Times (4): Sei anni fa, un follow up a lungo termine di un trial randomizzato mostrò come un quarto dei tumori riscontrati con lo screening fosse un caso di sovradiagnosi. Questo studio rifletteva le potenzialità dei macchinari degli anni 80. I nuovi macchinari digitali riscontrano molte più anormalità e le stime della sovradiagnosi sono salite compatibilmente: ora siamo probabilmente tra un terzo e metà dei tumori diagnosticati con questa metodica.
Capito la storia? Molte delle diagnosi di cancro da mammografia sono false. Ma sono un'ottima tecnica di terrorismo per trovare donne-adepte a quello che può solo che esser chiamato “culto del cancro” dove vengono manipolate fino ad auto avvelenarsi con le medicine. Verranno più tardi chiamate “sopravvissute al cancro”, se il veleno non riuscirà ad ucciderle.
Queste sopravvissute al cancro, ovviamente, sono vittime di un malizioso culto medico che io chiamo “culto di Komen”. In quasi tutti i casi non è stato il cancro ad ucciderle, ma il trattamento!
Il culto di KomenLe persone di oggi storcono il naso al suicidio di massa del 1978 del culto di Jim Jones pensando “come è possibile che i membri siano stati tanto stupidi da avvelenarsi a morte da soli?”
Guardatevi attorno gente, perché l'industria del cancro ha preso la stessa formula di quel culto e l'ha moltiplicata per un milione. Il “culto di Komen” è una versione moderna del culto suicida di Jim Jones. Si tratta di un culto dove le persone “credono” nella promessa di salvezza di un indottrinamento chimico ma che in realtà si vedono dare morte, dolore, sofferenza e umiliazione. (Molti chirurghi oncologici hanno letteralmente amputato mammelle a seguito di diagnosi falsamente positive, sfigurando quelle donne per il resto della vita).
Una delle caratteristiche chiave di questo culto è l'adorazione dell'auto-mutilazione. Non si tratta solo di donne che vengono manipolate fino a farsi amputare le mammelle dai chirurghi; si tratta anche di donne manipolate fino a farsi iniettare veleni mortali che distruggono i loro reni, i loro fegati e i loro cervelli. L'effetto collaterale numero 1 della chemioterapia, peraltro, è il cancro.
Come ogni culto, quello dell'industria del cancro spinge su una propaganda carica di contenuto emotivo e su simboli potenti (i fiocchi rosa). Milioni di donne vengono innocentemente intrappolate in manifestazioni e raccolte fondi, apparentemente senza indizio del fatto che la maggior parte dei soldi per le “cure” finisce col pagare altre mammografie e quindi altre false diagnosi che costringeranno ancora più donne a cadere nel racket.
Così, le stesse donne che partecipano alle raccolte fondi in questi eventi promossi dal culto dei fiocchi rosa, stanno partecipando a pagare le macchine per le mammografie che recluteranno altre donne nello stesso culto tramite diagnosi inutili seguite da “campagne di paura e terrore” portate avanti dagli oncologi. Quel che oggi l'industria del cancro sta facendo è, senza mezze misure, un crimine contro le donne. Si tratta anche di una forma di mutilazione culturale nei confronti delle donne, più o meno come abbiamo visto con gli Aztechi, i Maya e varie culture africane durante il corso della storia.
Il culto di Komen è un'operazione criminale? Quasi certamente. Su base scientifica? Neanche per sogno. Non esiste nulla di scientifico nella moderna industria del cancro se non la scientifica manipolazione delle paure e delle emozioni femminili. Quel che manca a Komen e all'industria in campo etico, scientifico o dei fatti viene ampiamente bilanciato dalle tattiche di influenzamento linguistico, di coercizione e di deliberata menzogna sui benefici della mammografia.
L'industria del cancro non è un business della cura del cancro, in fin dei conti; di fatto è il business della propaganda del culto del cancro. Come spiega il Dr.Welch:
“I sostenitori dello screening incoraggiano il pubblico a credere in due cose false e conosciute come tali. Primo, che ogni donna che ha avuto il cancro diagnosticato con una mammografia ha avuto la sua vita salvata (pensate a quelle T-shirt con scritto “La mammografia salva le vite. Io ne sono la prova”). La verità è che queste “sopravvissute” sono molto più probabilmente vittime di sovradiagnosi.
Così, tutte quelle donne che marciano indossando le T-Shirt rosa che dicono “la mammografia salva la vita” stanno in realtà dichiarandosi come vittime incoscienti di una campagna scientifica mirata alle donne e tesa a spaventarle e portarle verso trattamenti che non necessitano e che le mutileranno con farmaci tossici o bisturi chirurgici.
Se quelle magliette dicessero la verità, dovrebbero dire “Sono sopravvissuta all'industria del cancro”.
La grande domanda in tutto questo, ovviamente, è: per quanto tempo la cultura occidentale continuerà a vivere sotto l'influenza del culto di Komen? Quanti altri milioni di donne dovranno sacrificarsi sotto le chiacchiere della mammografia e la truffa dell'oncologia moderna?
Ma soprattutto, perché le famiglie consentono alle loro madri, figlie, zie e nonne di essere avvelenate e mutilate proprio davanti ai loro occhi standosene sedute ascoltando le finte autorità mediche che di fatto praticano nulla più che chiacchiere?
L'oncologia moderna è il medioevo della medicina occidentaleVerrà il giorno, come ho predetto più volte, in cui la moderna pratica della chemioterapia verrà relegata nei libri di storia come malasanità insieme al respirare vapori di mercurio o al rimuovere chirurgicamente organi del corpo per curare malattie psichiatriche. Fino a quel giorno, un numero incalcolabile di donne innocenti verrà ingannato e portato alla mutilazione, all'intossicazione chimica e alle radiazioni da dottori malvagi che francamente non si interessano minimamente di quante donne mutilano o uccidono fintanto che questo viene loro rimborsato.
Questa è la verità sull'industria del cancro che non sentirete da Komen (né da qualsiasi altro adepto del culto del fiocco rosa).
La conclusione dagli autori dello studioNonostante il sostanziale incremento delle diagnosi di cancro alla mammella in fase iniziale, lo screening mammografico ha solo marginalmente ridotto il numero di donne che si presentano con un cancro avanzato. Anche se non è chiaro quali fossero le donne realmente affette, questo squilibrio suggerisce una sostanziale over-diagnosi in circa un terzo delle nuove diagnosi e che lo screening ha, nella migliore delle ipotesi, solo un minimo effetto sui tassi di morte da carcinoma alla mammella.
Mike Adams
Fonte: www.naturalnews.com
Link: http://www.naturalnews.com/038099_mammograms_false_positives_overdiagnosis.html
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SEBASTIANO SENO
NOTE
1) http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1206809?query=featured_home&&
2) http://www.nytimes.com/2012/11/22/opinion/cancer-survivor-or-victim-of-overdiagnosis.html?_r=1&
3) http://www.naturalnews.com/036711_Komen_for_the_Cure_mammography_fraud.html
4) http://www.nytimes.com/2012/11/22/opinion/cancer-survivor-or-vict

CHE GRANDE UOMO.........Quelle visite segrete di Papa Francesco: di notte incontra i senzatetto


Chissà se è andata davvero come nel film di Nanni Moretti. Il Papa che di nascosto ai cardinali, anche per non scombussolare troppo le rigidità curiali, riesce a dribblare la vigilanza interna vestito da prete per uscire da porta Sant'Anna e fare visita ai barboni che la sera si radunano numerosi nei pressi del colonnato. L’ipotesi di per sé clamorosa sarebbe effettivamente in linea con lo spirito anticonformista di Bergoglio, un gesuita arrivato da molto lontano.
Un gesuita con la consuetudine pastorale di non perdere mai il contatto diretto con gli ultimi.Cosa che a Buenos Aires faceva periodicamente e in forma anonima, entrando nelle carceri, nei dormitori, nelle villas miseria, confessando prostitute. Uno spirito che ha mantenuto intatto anche da Papa e che potrebbero effettivamente averlo portato fuori dalle Mura Leonine almeno per una volta, al massimo due. Chissà.

I POVERI
I poveri del resto sono sempre stati la sua opzione preferenziale come fa intendere don Corrado, l'elemosiniere polacco che la notte gira per Borgo Pio a dare da mangiare ai barboni e di giorno macina chilometri su chilometri per soccorrere (per conto di Papa Francesco) gli indigenti. «Quando gli raccontavo che stavo andando da loro, mi chiedeva se poteva venire con me», aggiugendo che «all'inizio Bergoglio non si rendeva conto del disagio che potevano creare queste sue uscite». Scusi don Corrado ma il Papa è uscito diverse volte? Sorride. «Vi prego fatemi un'altra domanda». Don Corrado non nega nulla, può farlo ma non lo fa, si limita a tacere sul resto della storia che, con ogni probabilità, in almeno una occasione ha avuto come protagonista - come nel film di Moretti - il pontefice missionario.

IL GIALLO
Si apre così il giallo delle uscite papali ma è difficile non credere alla versione di don Corrado, uno puro che ti guarda dritto negli occhi, che non ha voluto avere (come gli spettava) una lussuosa dimora dentro al Vaticano proprio per dare modo ai bisognosi di continuare a bussare alla sua porta. Giorno e notte. E’ lui che a nome di Bergoglio li accompagna, li ascolta, li aiuta con denaro, consigli, dispensando amicizia. «Il Papa un giorno mi ha detto: le tue braccia saranno il prolungamento delle mie braccia». E così è iniziata l'avventura. «Quando mi ha nominato Elemosiniere mi ha aggiunto: la scrivania non fa per te, puoi venderla. E non aspettare che la gente bussi, vai tu a cercare i poveri, fallo per me». Su una Fiat Qubo gira per Roma, finora ne ha visitati 15 ospizi, dormitori, famiglie in difficoltà.

PICCOLE SOMME
Ognuno viene abbracciato, perché devono ricevere l'abbraccio di Francesco, poi si ferma a mangiare con loro. E’ stato spedito anche a Lampedusa mentre i sommozzatori estraevano dal mare i corpi dei morti intrappolati nel relitto affondato. E poi a Chieti, dalla bambina malata di Sla. Ogni giorno ha l'incarico di rispondere agli Sos che arrivano. Un controllo e poi si mandano piccole di somme in denaro, in genere dai 200 ai mille euro; gente che non ce la fa a pagare l'affitto, ad arrivare alla fine del mese, a comprare le medicine. Il pronto soccorso del Papa, ecco cosa è l'elemosineria apostolica. Bergoglio si preoccupa: «Ce li hai i soldi? Il conto è buono quando è vuoto, significa che il denaro è andato a fare del bene».

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giovedì 28 novembre 2013

ONEPOINT UNICO CONCESSIONARIO A TARANTO GIOCATTOLI LEGLER IN VIA CAVALLOTTI 61 WWW.ONEPOINT.IT

Tutti i giocattoli corrispondono alle normative CE e sono adatti per bambini a partire dai 3 anni, ad esclusione degli articoli da regalo. Per la produzione degli articoli viene utilizzato legno riciclato e le confezioni sono ecologiche. I giocattoli di legno continuano ad essere di moda, sono più resistenti di quelli di plastica e sono facilmente riparabili con un paio di gocce di colla. In questo modo i bambini possono gioire a lungo dei loro giocattoli preferiti. Molti articoli vengono importati da noi direttamente e quindi possono essere venduti ad un prezzo conveniente. L’importo minimo di ordinazione che richiediamo è di sole 100,– Euro, e se non siete soddisfatti degli oggetti ordinati, avete la possibilità di spedirli indietro. Saremo lieti di potervi offrire un’ordinazione di prova senza alcun rischio. Vi auguriamo buon successo e un periodo piacevole con i nostri articoli.

NOMINIAMO CAMERON SINDACO DI TARANTO CAMERON A GAS - ALT ALL’INVASIONE DI ROM E DISPERATI DA ROMANIA E BULGARIA - SE GLI IMMIGRATI “CHIEDERANNO L’ELEMOSINA O DORMIRANNO ALL’APERTO, VERRANNO ESPULSI E NON POTRANNO RIENTRARE PER 12 MESI”


IL LIBERO movimento in Europa, uno dei principi cardine della democrazia, deve diventare «meno libero». Lo proclama David Cameron, dalle colonne del
Financial Times e poi dall'aula della camera dei Comuni di Londra. L'obiettivo immediato è fermare o limitare una nuova ondata di immigrati dall'Europa orientale.
Un'ondata prevista a partire dal primo gennaio prossimo quando anche i cittadini di Bulgaria e Romania avranno gli stessi diritti di lavorare e risiedere in qualunque altro paese dell'Unione Europea, compreso il Regno Unito. Il quale, dice il premier britannico, si è battuto fin dalla caduta del muro di Berlino per aprire le frontiere alle nazioni rimaste prigioniere dietro la cortina di ferro sovietica: «Ma le cose sono andate a finire male», osserva il leader conservatore.
POLIZIA DI FRONTIERA INGLESEPOLIZIA DI FRONTIERA INGLESE
«Dal 2004 abbiamo assistito alla più grande migrazione in Europa in tempo di pace. Nel caso della Gran Bretagna, ora un milione di persone provenienti dall'Europa orientale vivono qui. Molti miei compatrioti sono preoccupati. Lo sono anch'io».
Cameron propone quindi una serie di limitazioni immediate per rendere più difficile l'accesso dei nuovi immigrati al welfare britannico, a sussidi di disoccupazione e benefici per gli alloggi e la famiglia: dovranno passare tre mesi prima che bulgari e rumeni possano usufruirne; e tali diritti cesserebbero del tutto, se dopo sei mesi i nuovi arrivati non saranno in grado di dimostrare di avere un lavoro. Se gli immigrati «chiederanno l'elemosina o dormiranno all'aperto», aggiunge il primo ministro, «verranno espulsi e non potranno rientrare per 12 mesi».
NEL REGNO UNITO ILLEGALMENTE VATTENE A CASA O SARAI ARRESTATONEL REGNO UNITO ILLEGALMENTE VATTENE A CASA O SARAI ARRESTATO
Nel lungo termine il primo ministro immagina misure più severe: «L'Unione Europea di oggi è molto diversa da quella di trent'anni fa», osserva. «Dobbiamo ammettere che la libertà di movimento ha messo in moto vasti movimenti di popolazioni causate da enormi differenze di reddito. È tempo di un nuovo accordo, che riconosca che il libero movimento è un principio centrale della Ue, ma non può essere completamente senza regole». E per il futuro Cameron pensa a regole di questo genere: «Richiedere che un paese raggiunga un certo reddito medio pro capite prima che sia consentito libero movimento ai suoi cittadini».
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Norma che, se applicata all'Europa del passato, avrebbe per esempio impedito ai lavoratori italiani di emigrare in Francia, in Belgio, nella stessa Gran Bretagna.
La reazione alle parole del premier britannico non si è fatta attendere. La libertà di movimento delle persone «non è negoziabile, è il pilastro fondamentale del mercato unico, un mercato unico di cui la Gran Bretagna si avvantaggia quando si tratta di libertà di movimento di capitali, beni e servizi, o si prende tutto o non si prende niente», dichiara la vicepresidente della Commissione Europea, Viviane Reading.
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E il presidente della Commissione, Manuel Barroso, ribadisce che si tratta di «uno dei principi più importanti». Studi recenti indicano che l'immigrazione crea ricchezza attraverso tasse e consumo e che gli stranieri non tolgono posti di lavoro ai britannici, casomai riempiono un vuoto. Cameron, cavalcando il populismo che scarica sugli immigrati la colpa della disoccupazione interna, tuttavia promette battaglia: «Noi metteremo ai voti le scelte sul nostro futuro in Europa». Il referendum è fissato per il 2017. Se il leader conservatore vincerà le elezioni del 2015, due anni dopo il suo paese potrebbe lasciare la Ue, a meno che la Ue non gli dia quello che vuole.

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