ROMA - ''Io avevo davanti due possibilità: pormi con lo sguardo dell'artista o assumermi una responsabilità sporcandomi le mani, non nel senso di corrompere ma di affrontare i problemi. Ho parlato, è vero".
"Ma mi sono genuflesso agli operai, non al padrone. E' qui la differenza: ci sono quelli che hanno preso i soldi dai Riva. Io no. Ci sono quelli che scrivevano risoluzioni parlamentari sotto dettatura, altri che hanno ritirato le costituzioni di parte civile. Io non l'ho fatto''. Lo afferma il governatore della Puglia Nichi Vendola, indagato per concussione nell'ambito dell'inchiesta Ilva. ''Invece di genufletterci abbiamo fatto tre leggi. Da soli mentre troppi nella politica, nel sindacato, nel giornalismo si godevano lo spettacolo nella tribuna vip'', dice Vendola difendendo le leggi sulle emissioni di diossima e benzopirene. Secondo quanto scritto dagli investigatori della Finanza la legge sulla diossina ha avuto una gestazione ''frutto della concertazione tra la Regione e l'Ilva'', dimostrata dal fatto che ''non venne imposto il "campionamento in continuo" delle emissioni''. ''In Italia - spiega Vendola - il campionamento in continuo all'epoca non aveva valore legale. Non c'era e non c'è tuttora una norma tecnica di riferimento. Ora, grazie alla nostra legge, a settembre abbiamo cominciato in via sperimentale''. Quanto alla legge sul benzopirene, accusata di essere priva di sanzioni, ''il problema è che trattandosi di obiettivi, come ci impone la norma comunitaria, e non di limiti sulle emissioni, non si possono applicare sanzioni dirette'', osserva Vendola. Tuttavia ''in caso di sforamento possono anzitutto intervenire le autorita' sanitarie. Può saltare l'Aia''.

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