mercoledì 22 gennaio 2014

«Inchiesta Ilva» Mandato d'arresto per Fabio Riva

MILANO – E' stato emesso un mandato d’arresto, nell’ambito di una inchiesta della procura di Milano, per Fabio Riva, già coinvolto nell’inchiesta della Procura di Taranto sull'Ilva. Fabio Riva, da quanto si è saputo, si trova in Inghilterra.

A Fabio Riva, figlio di Emilio, patron dell’Ilva di Taranto, viene contestata, da quanto si è saputo, una truffa ai danni dello Stato per centinaia di milioni di euro, per l’erogazione di contributi all’esportazione che sarebbe stata realizzata attraverso la holding Riva Fire.
Oltre al mandato di arresto per Fabio Riva, altre due persone, invece, sono state arrestate: un dirigente della Riva Fire e un professionista. Indagata anche la società Riva Fire.

L'inchiesta è coordinata dai pm di Milano Stefano Civardi e Mauro Clerici. L’ordinanza di custodia cautelare a carico di Fabio Riva e di altre 2 persone è stata firmata dal gip Fabrizio D’Arcangelo. Per Fabio Riva è stato necessario però emettere un mandato d’arresto europeo perchè si trova in Inghilterra.

Da quanto si è saputo questa è una terza tranche di una inchiesta più ampia della procura di Milano su vicende finanziarie, societarie e fiscali del gruppo Riva, la famiglia proprietaria dell’Ilva di Taranto. In questa tranche, in particolare, i pm ipotizzano una truffa aggravata dello Stato per l’erogazione di contributi per l’esportazione. Una presunta truffa del valore di centinaia di milioni di euro. Da quanto si è appreso la Gdf di Milano starebbe eseguendo anche dei sequestri.

CONTESTATA ANCHE L'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE 
A Fabio Riva, il figlio del patron dell’Ilva di Taranto, e ad altre persone viene contestata anche l'accusa di associazione per delinquere, oltre a quella di truffa aggravata. E’ quanto si è appreso in relazione all’ordinanza di custodia cautelare del gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo e che ha portato a un mandato d’arresto europeo per Fabio Riva che si trova a Londra. La truffa è di circa 100mln di euro e sarebbe stata realizzata attraverso la creazione di una società ad hoc per ottenere contributi pubblici.

ANCHE ALTRI QUATTRO IN ARRESTO 
Il nuovo filone di indagine sull'Ilva, riguarda altre quattro persone oltre a Fabio Riva, Si tratta di Agostino Alberti, dirigente di Riva Fire, Alfredo Lomonaco e Barbara Lomonaco di Ilva Sa (la società svizzera) e Adriana Lamsweerde di Eufintrade. Questa ultima società è quella attraverso la quale veniva effettuato il meccanismo che permetteva poi all’Ilva spa italiana di ricevere i contributi pubblici per favorire l’export, a cui non avrebbe avuto diritto.

SEQUESTRATI 200 MILIONI A INDAGATI E RIVA FIRE
La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato 200 milioni di euro complessivi nell’ambito del nuovo filone di indagine sulla Riva Fire, la holding che controlla l’Ilva di Taranto. Secondo quanto appreso, su mandato della procura di Milano - titolare delle indagini - sono stati sequestrati 100 milioni di euro ai cinque indagati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare, tra cui Fabio Riva, e 100 milioni di euro alla società Riva Fire, indagata in virtù della legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti. Le persone fisiche indagate devono rispondere dell’accusa di associazione per delinquere e truffa aggravata.

AVVIATA ROGATORIA PER LA ESTRADIZIONE DI FABIO RIVA
La procura di Milano ha avviato una rogatoria internazionale per chiedere alla Gran Bretagna di estradare Fabio Riva, indagato nell’ambito di una inchiesta per associazione per delinquere e truffa aggravata. Il Gup del tribunale di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha firmato nei suoi confronti una ordinanza di custodia cautelare e ora i pm titolari del fascicolo, Mauro Clerici e Stefano Civardi, puntano al suo rientro in Italia, per poterla eseguire. La rogatoria dovrà essere valutata da un giudice inglese. Su Fabio Riva pende un’altra richiesta di estradizione, avandata dalla magistratura di Taranto. A Milano, Riva, insieme ad altre quattro persone, è accusato di aver creato un sistema per ricevere indebitamente finanziamenti dallo Stato. Gli inquirenti hanno calcolato che la truffa ammonta a 100 milioni di euro. lagazzettadelmezzogiorno

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