venerdì 15 novembre 2013

Ilva, Vendola al telefono con Archinà: è bufera

BARI – E' il luglio 2010. Nichi Vendola telefona da Roma all’allora responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva, Girolamo Archinà. Ha appena visto "lo scatto felino" – così lo definisce il governatore – con il quale Archinà scippa il microfono ad un giornalista che osa chiedere al patron dell’Ilva, Emilio Riva, dei tanti malati di tumore a Taranto.

L’audio, pubblicato oggi da 'Ilfattoquotidiano.it', fa subito il giro del web e scatena una bufera su Vendola. Il M5S, il Pdl pugliese e i Verdi arrivano a chiedere le dimissioni del governatore, che risponde: "Bisogna avere pazienza che io possa andare a farmi interrogare dal giudice". E attacca, riferendosi alla telefonata: "E' un’operazione lurida", è "un tentativo di dare un fondamento ad un’accusa che secondo me non ha un fondamento, un tentativo di fare il processo prima, di farlo nelle piazze e di avere una facile condanna".
L'intercettazione fa parte degli atti dell’inchiesta della procura di Taranto per disastro ambientale nella quale Vendola è accusato di concorso in concussione con i vertici Ilva per presunte pressioni che avrebbe esercitato sul dg dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per indurlo ad 'ammorbidirè la posizione dell’Arpa nei confronti delle emissioni nocive prodotte dal siderurgico.

Nella telefonata Vendola ride sonoramente e dice ad Archinà: "Splendido scatto felino", "ho visto una scena fantastica". "Complimenti, io e il mio capo di gabinetto siamo stati a ridere per un quarto d’ora". "Ma poi - dice riferendosi all’intervistatore – quella faccia di provocatore, per me che le ho fatte veramente le battaglie per la difesa della vita e della salute (...), arriva gente senza nè arte nè parte e si improvvisa ...".
Al telefono il governatore parla con colui che gli inquirenti considerano uno dei principali artefici delle attività illecite del polo siderurgico tarantino, e che è tuttora agli arresti domiciliari. "Dica a Riva che il presidente non si è defilato", assicura Vendola ad Archinà nel colloquio, rimandando ad un successivo incontro.
Dopo poche ore dalla diffusione dell’audio arriva la replica seccata del governatore: "Per me che ho manifestato massimo rispetto nei confronti dell’autorità giudiziaria – dice – c'è ora grande indignazione, grande rabbia nei confronti di quello che è un tentativo di linciaggio, di un’opera di sciacallaggio puro".

"Io non rido per i tumori – spiega Vendola – sto ridendo per quello che è il guizzo felino di Archinà, che non sente le domande dei giornalisti ma corre a togliere il microfono o il registratore a un giornalista". "Si vuole devastare – aggiunge il governatore – la mia immagine di persona dotata di sensibilità umana: questa è un’operazione lurida e io voglio gridarlo".

"La confidenza con Archinà quel giorno - rileva il leader di Sel – deriva dal fatto che noi stiamo cercando di convincere Ilva a mettere le centraline, come hanno deciso di fare Cementir ed Eni, per il monitoraggio diagnostico. Individuati gli sforamenti di benzo(a)pirene, noi abbiamo la necessità di individuare la sorgente, la causa degli sforamenti, che poi individueremo esattamente nell’Ilva. E mentre faccio questo cerco di difendere alcune centinaia di lavoratori somministrati a rischio di licenziamento, per questo evoco la Fiom".lagazzettadelmezzogiorno

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