martedì 26 novembre 2013

«Ilva, servono soldi basta col sequestro»

TARANTO - «I russi? andiamoci piano. l’Ilva rappresenta la quota più importante dell’acciaio primario italiano. occorre prudenza». Prudenza a parte, potrebbe essere proprio oggi, a Trieste, nel corso del vertice tra il premier Enrico Letta e il presidente russo, Vladimir Putin, l’occasione per parlare del trasferimento del principale polo sidergico d’Europa in mani russe. Il sub-commissario Edo Ronchi e il commissario straordinario Enrico Bondi saranno invece di nuovo a Palazzo Chigi. Si lavorerà alla stesura dei punti del nuovo decreto legge (terzo in 12 mesi) destinato ad accelerare le attività di ristrutturazione impianti prevista dall’Aia (Autorizzazione integrata ambientale). Resta tuttavia ghiotta l’occasio - ne, alla vigilia dell’ap p u n t a m e n t o, per chiedere al sub-commissario Ronchi un parere sui boatos di un interesse russo per l’Ilva, circolati con l’arrivo del premier russo Putin a Roma e dopo la sortita, domenica, del presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia. «Chi controlla l’Ilva controlla un settore strategico della produzione italiana, l’acciaio primario. Ci sono state altre proposte - ha confermato alla “Gazzetta” il sub-commissario - perché lo stabilimento siderurgico fa gola se pensiamo alla quota produttiva di otto milioni di tonnellate d’acciaio. Ma non vorrei che l’interesse straniero fosse proprio la quota produttiva e non la fabbrica. Malgrado il commissariamento non sia d’ostacolo ad un ipotetico passaggio di proprietà, le azioni da acquistate per completare l’operazione sono sotto sequestro della magistratura». Per quanto riguarda il decreto in via di preparazione, Ronchi ha puntualizzato: «All’attenzione del governo portiamo tre questioni. La prima è quella delle risorse finanziarie. La sola attività industriale non consente di accumulare le somme necessarie alla realizzazione dei lavori Aia che vanno avanti in maniera consistente. Se disponessimo delle risorse sequestrate dalla magistratura, in particolare di quel miliardo e 900 milioni, potremmo addirittura ampliare gli interventi di ambientalizzazione. La seconda questione è l’accelerazione delle procedure per le autorizzazioni alle opere previste dall’Aia: permessi, Valutazione d’impatto ambientale e così via. Si possono, si devono, ridurre i tempi drasticamente altrimenti non riusciremo a tenere insieme ambiente e lavoro». Infine, chiarito che le sanzioni Aia risalenti alla proprietà Riva non possono ricadere sui commissari, Bondi e Ronchi oggi insisteranno col governo - è il terzo punto - perché nella fase transitoria fino al varo del piano ambientale del ministro Orlando, le verifiche sullo stato di avanzamento dei lavori Aia siano fatte in percentuale alla progressione delle opere e, dopo il varo del piano, ogni sei mesi con una valutazione da parte dell’Ispra. lagazzettadelmezzogiorno

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