TARANTO -C'è di tutto nell'elenco degli indagati dell'inchiesta-madre per disastro ambientale e avvelenamento di sostanze alimentari a carico dell'Ilva, ai quali oggi la Guardia di Finanza ha notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari. Il nome nuovo è quello del governatore della Puglia, Nichi Vendola, accusato di concussione aggravata, in concorso con i vertici del Gruppo Riva e un loro legale, per le presunte pressioni che avrebbe esercitato nei confronti del dg, Giorgio Assennato, e dello staff di Arpa Puglia per far ammorbidire una relazione del 2010 sulle emissioni inquinanti del Siderurgico.
Gli altri nomi eccellenti. Quello di Vendola non è l'unico nome di esponente politico. Ci sono anche l'ex assessore regionale alle Politiche giovanili e attuale deputato di Sel Nicola Fratoianni, l'attuale assessore regionale all'Ambiente Lorenzo Nicastro (Idv) e il consigliere regionale Donato Pentassuglia (Pd), tutti accusati di favoreggiamento personale in relazione alla posizione di Vendola, così come lo stesso Assennato. E ancora: il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, già iscritto nei mesi scorsi nel registro degli indagati, per il quale si ipotizza l'abuso d'ufficio, l'ex presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido e l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva.
La lista dei 53 indagati (50 persone fisiche più tre società, ovvero Riva Fire, Riva Forni Elettrici e Ilva spa, accusate di illeciti amministrativi) comprende i vertici del Gruppo Riva (dal 'patron' Emilio al presidente Ilva dimissionario, Bruno Ferrante) al management che ha guidato il Siderurgico in varie fasi dal 1995 ad oggi: a 17 indagati la Procura di Taranto (l'avviso di chiusura indagini è firmato dal Procuratore Franco Sebastio, dall'aggiunto Pietro Argentino e da altri quattro pm) contesta l'associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale. Tra questi c'è un gruppo di fiduciari, coloro cioè che - per l'accusa - avrebbero creato un 'governo-ombra' dell'Ilva di Taranto che rispondeva direttamente del proprio operato alla famiglia Riva bypassando spesso gli stessi dirigenti ufficiali, compresi i direttori di stabilimento. La lista degli indagati, per reati diversi, comprende anche dirigenti e funzionari regionali e del ministero dell'Ambiente (per questi ultimi è sotto accusa l'Autorizzazione integrata ambientale rilasciata al Siderurgico il 4 agosto 2011), ex consulenti del Tribunale, avvocati (c'è anche un legale dell'Ilva, Francesco Perli, al quale si contesta il reato associativo), un poliziotto, un carabiniere e un sacerdote.
Nell'inchiesta sono confluiti i fascicoli riguardanti due incidenti sul lavoro mortali, per i quali un gruppo di dirigenti Ilva risponde di omicidio colposo e omissione di cautele sui luoghi di lavoro. Gli incidenti sono quelli che provocarono la morte di Claudio Marsella, operaio del Movimento ferroviario travolto da un locomotore esattamente un anno fa (30 ottobre 2012), e di Francesco Zaccaria, gruista volato giù in mare da 60 metri con la sua cabina nell'area Impianti Marittimi il 28 novembre 2012 al passaggio di un tornado.
E mentre alcune associazioni ambientaliste annunciano già che chiederanno di costituirsi parte civile nell'eventuale processo, la Procura ha già individuato 258 parti lese dalle emissioni dell'Ilva, per lo più proprietari di case del quartiere Tamburi, a ridosso del Siderurgico. Fuori da questa inchiesta restano le indagini sull'utilizzo delle discariche per rifiuti pericolosi (soprattutto la Mater Gratiae) e delle acque. È un altro fronte complesso di accertamenti che vede la dirigenza del colosso d'acciaio ancora pesantemente sotto accusa.
Il provvedimento è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano. Quest'ultimo è titolare di due fascicoli d'inchiesta relativi ad incidenti mortali verificatisi all'Ilva di Taranto, fascicoli che sono stati inglobati nell'inchiesta-madre oggi chiusa. I reati contestati agli indagati vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all'avvelenamento di sostanze alimentari, all'emissione di sostanze inquinanti con violazione delle normative a tutela dell'ambiente.
I NOMI DEGLI INDAGATI
- Emilio Riva
- Nicola Riva
- Fabio Riva
- Luigi Capogrosso
- Marco Andelmi
- Angelo Cavallo
- Ivan Di Maggio
- Salvatore De Felice
- Salvatore D'Alò
- Girolamo Archinà
- Bruno Ferrante
- Adolfo Buffo
- Antonio Colucci
- Cosimo Giovinazzi
- Giuseppe Dinoi
- Giovanni Raffaelli
- Sergio Palmisano
- Vincenzo Dimastromatteo
- Lanfranco Legnani
- Alfredo Ceriani
- Giovanni Rebaioli
- Agostino Pastorino
- Enrico Bessone
- Giuseppe Casartelli
- Cesare Corti
- Giovanni Florido
- Michele Conserva
- Vincenzo Specchia
- Lorenzo Liberti
- Roberto Primerano
- Marco Gerardo
- Angelo Veste
- Giovanni Bardaro
- Donato Perrini
- Cataldo De Michele
- Nichi Vendola
- Ippazio Stefàno
- Donato Pentassuglia
- Antonello Antonicelli
- Francesco Manna
- Nicola Fratoianni
- Davide Pellegrino
- Massimo Blonda
- Giorgio Assennato
- Lorenzo Nicastro
- Luigi Pelaggi
- Dario Ticali
- Caterina Romeo
- Pierfrancesco Palmisano
- Ilva spa nella persona di Enrico Bondi
- Rive Fire spa nella persona di Massimo Riva
- Riva Forni elettrici nella persona di Federico Riva
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