sabato 19 ottobre 2013

Giovani in cerca di lavoro? “State attenti alle truffe” Dalla vendita a domicilio all’iscrizione a corsi di formazione a pagamento: sono dodici le tipologie di frodi perpetrate a danno di chi cerca un’occupazione. È quanto ha riscontrato un’indagine condotta da Adiconsum e Movimento difesa del cittadino, che hanno stilato anche un decalogo per riconoscere ed evitare i falsi annunci. “Quando un’offerta sembra troppo bella per essere vera, probabilmente è falsa”

A volte bastano un po’ di intuito e raziocinio, altre è meglio tenere bene aperti gli occhi e non fidarsi di sconosciuti o di proposte troppo allettanti perché potrebbero non essere reali. In un periodo di crisi e di elevata disoccupazione non manca, purtroppo, chi cerca di lucrare soprattutto a danno dei giovani, offrendo false proposte di lavoro e mettendo in atto vere e proprie frodi. L’Adiconsum e il Movimento difesa del cittadino, nell’ambito del progetto “Lavoro sicuro” cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, ne hanno individuate ben dodici di queste truffe e hanno stilato un decalogo, una guida e un corposo dossier a tutela di chi cerca occupazione.
Le frodi più diffuse vanno dal lavoro a domicilio alle vendite porta a porta, dagli annunci legati a servizi telefonici a pagamento (lo scopo è semplicemente ottenere il maggior numero di chiamate) alle iscrizioni a costose e inutili banche dati. E poi corsi di formazione con borse di studio inesistenti, realizzazione di book fotografici per strabilianti contratti nella tv o nella moda, associazioni in partecipazione (compensi molto bassi e zero contributi), falsi periodi di prova (l’azienda prima sfrutta e poi chiude per spostarsi altrove), fino a trasferimenti di denaro attraverso il proprio conto corrente (a patto di non volersi rendere complici di organizzazioni criminali che vogliono ripulire denaro sporco), marketing piramidale con catene di Sant’Antonio annesse e documenti da firmare con clausole capestro.
“Le frodi perpetrate ai danni dei giovani in cerca di lavoro – denunciano Pietro Giordano, segretario generale di Adiconsum, e Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino – presentano risvolti psicologici e sociali particolarmente gravi”. A livello personale, spiegano, “esse producono nelle vittime un abbassamento della propria autostima”. A livello sociale, “minano la fiducia e le aspirazioni dei giovani che vedano nel lavoro non solo uno strumento di realizzazione personale, ma anche di contributo dato alla società civile e al Paese tutto”.
Secondo Adiconsum e Movimento difesa del cittadino, i comuni denominatori di queste truffe sono le “false promesse di lavoro dietro esborso di denaro o corsi di formazione di scarsa qualità e pubblicizzati come gratuiti, salvo poi la richiesta del versamento di somme per il proseguimento delle lezioni”. Spesso gli annunci fraudolenti viaggiano sul web, ma si possono nascondere anche su giornali e riviste che non si fanno scrupoli a pubblicarli. La prima regola per riconoscerli ed evitarli è di ricordarsi che le aziende affidabili non nascondono nulla, descrivono nei dettagli il lavoro offerto, i requisiti richiesti e il compenso, e, naturalmente, fanno leggere e firmare un contratto.
La seconda regola è una conseguenza della prima: le aziende serie non sono solo chiare, vogliono anche sapere chi hanno di fronte prima di offrire un lavoro. Stare alla larga, quindi, da chi non vuole vedere neanche il curriculum vitae, non chiede referenze né organizza colloqui. Attenzione anche quando si riceve un’offerta che sembra troppo bella per essere vera perché probabilmente è falsa, oppure che arriva da un’azienda che non indica la propria ragione sociale. Anzi, il consiglio è di verificare sempre online se un’impresa esiste (per esempio, nel registro della Camera di Commercio o sul sito dell’Agenzia dell’entrate), è affidabile e ha una buona reputazione.
Occorre diffidare anche dalle aziende che hanno fretta di concludere oppure chiedono contributi economici per poter avviare il rapporto di lavoro. Un secco “no” va dato anche a chi chiede di acquistare kit o materiali di qualsiasi tipo per l’avvio di un’attività a domicilio come l’assemblaggio o il confezionamento di prodotti, che resta una delle frodi più diffuse. Per evitare fastidiose catene di Sant’Antonio, non bisogna neanche diffondere i propri dati personali, indirizzi e-mail e recapiti telefonici. Ultima regola: non bisogna iscriversi a proprie spese a corsi di avviamento al lavoro, perché di solito è l’azienda che assume che se ne fa carico.

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