martedì 22 ottobre 2013

CONTINUIAMO A VOTARE QUESTI MALFATTORI LEGALI Puglia, l’eterno vitalizio dei consiglieri regionali

BARI - Ufficialmente i vitalizi sono stati cancellati: dal 1° gennaio i consiglieri regionali della Puglia non maturano più la «pensione» che spetta agli eletti. Ma naturalmente ci sono i diritti acquisiti, che non si possono toccare. Ed è in base a questo principio che nel novembre scorso l’ormai famigerata legge 34 ha introdotto un salvacondotto per i consiglieri alla prima legislatura: possono versare i contributi necessari a completare 5 anni di versamenti e ricevere così il vitalizio. Finora lo hanno fatto in tre, garantendosi una rendita che non ha eguali in nessun tipo di investimento.

Prendiamo ad esempio l’assessore regionale (e capogruppo Idv) Lorenzo Nicastro. Eletto consigliere nell’aprile 2010, alla data dell’abolizione del vitalizio Nicastro aveva maturato i 30 mesi necessari a beneficiare dello scivolo. Il 30 maggio l’assessore ha versato i 66.560 euro necessari a coprire i 5 anni di contributi, e negli scorsi giorni l’ufficio di presidenza del Consiglio ha proceduto a quantificare il suo assegno vitalizio: 4.322,14 euro lordi al mese, cioè il 40% dell’indennità lorda prima dei tagli che secondo la legge si prende a base del calcolo.

Della stessa possibilità, con le stesse identiche cifre, si sono avvalsi anche altri due consiglieri, Giovanni Epifani del Pd e Aurelio Gianfreda dell’Idv (che per la cronaca è anche consigliere provinciale a Lecce e consigliere comunale a Poggiardo). La Regione non ha fatto altro che applicare alla lettera la legge, obiettivamente molto conveniente. I 66mila euro versati oggi verranno infatti recuperati dopo appena 16 mesi di vitalizio (che scatta al compimento dei 60 anni). Dopo soli due anni, il consigliere avrà già ottenuto un interesse del 60% sul suo «investimento»: più andrà avanti con gli anni (augurandosi, naturalmente, che abbia una lunga e serena vecchiaia), più crescerà il rendimento. Certo, puntuale, e anche reversibile agli eredi: una possibilità (possiamo chiamarlo privilegio?) che non è concessa ad alcun altro comune mortale. Si può obiettare che, in caso contrario (cioè se non avessero potuto completare i cinque anni) la Regione avrebbe dovuto restituire ai consiglieri quanto versato a titolo di contributi per i primi due anni e mezzo: sarebbe stato un bel risparmio per le casse pubbliche.

Quello che è consentito ai consiglieri di prima nomina non è riuscito, invece, a tutti gli altri. Ad aprile, infatti, il Consiglio regionale aveva approvato una leggina che permetteva a tutti di completare la legislatura in corso: e dunque, ad esempio, chi al 1° gennaio scorso era arrivato a 12 anni e mezzo, versando i soliti 66mila euro avrebbe potuto ricevere il vitalizio massimo, pari al 90% dell’indennità pre-tagli. Il giochino però non è riuscito, perché dopo che la notizia è finita sui giornali il presidente Onofrio Introna ha chiesto ed ottenuto l’abrogazione della norma.

Tornando a Nicastro, Epifani e Gianfreda, va detto che la possibilità di arrivare pagando a cinque anni era stata già sfruttata in estate da Gerardo De Gennaro, Arnaldo Sala e Patrizio Mazza. Nessuno di loro, comunque, ha dovuto penare troppo per trovare i 66mila euro necessari. A fine febbraio, infatti, hanno tutti chiesto la liquidazione dell’assegno di fine mandato maturato al 1° gennaio, che ammontava a 69.154,24 euro: e con quei soldi si sono assicurati il vitalizio.

Nessun commento:

Posta un commento