mercoledì 11 settembre 2013

Taranto, tumori al cervello In Pediatria 4 casi in meno di un mese

TARANTO - Il nemico si chiama “glioma”.
Ha aggredito nel cuore dell’estate un bimbo di due anni, uno di quattro e due di otto. Tutti di Taranto. Diagnosi terribili che si sono materializzate, in alcuni casi, nello spazio di pochi giorni. 
Quei figli di Taranto e le loro famiglie 
sognavano le vacanze. Il mare e la montagna. E invece sono precipitate in un incubo. 
I bambini hanno accusato all’improvviso delle convulsioni. Il più grande si reggeva a stento in piedi quando è arrivato nel reparto di pediatria dell’ospedale “Santissima Annunziata”. Erano i segni più evidenti dell’insorgere del “glioma”. 
I medici del primario Vincenzo Vitacco, che guida anche il reparto di neonatologia, hanno compreso subito che dietro quei sintomi poteva nascondersi il cancro. La conferma è arrivata dalla risonanza magnetica.

Quando è giunto quel responso amaro
 non si è perso tempo. Il primario di quel reparto ha subito disposto il trasferimento dei pazienti a Roma. È stato proprio lui a fare forza ai familiari. A spiegare che bisogna avere coraggio e affrontare il grande male il prima possibile e in strutture idonee. Tre piccoli pazienti ora sono ricoverati al “Gemelli”. Il quarto è all’ospedale “Bambin Gesù”. Sono dovuti fuggire da Taranto alla ricerca di cure intensive, per rispondere all’offensiva della terribile malattia. 
Quattro casi di cancro al cervello, riscontrati in meno di un mese, in bambini nel reparto di pediatria della stessa città, però, fanno paura. Ed è una notizia che non si può ignorare o sottovalutare. Non è questione di statistica, di registri o di polemiche. È una realtà con la quale bisogna fare i conti. La pensa così il primario di pediatria, il dottor Vincenzo Vitacco che non si nasconde.

«Stiamo approfondendo le informazioni. 
Riteniamo che la casistica vada studiata alla luce di elementi dettagliati. Bisogna comprendere - dice il primario - se esiste una relazione tra questi casi. Aggiungo che non è eccezionale in medicina riscontrare casi di patologia a grappolo. Studiamo e valutiamo». Insomma l’informazione c’è e si inserisce in un quadro preoccupante come quello di Taranto. Fatto di numeri e statistiche da brivido. Numeri che raccontano di una realtà intrisa di dolore e sofferenza che non risparmiano i bambini. Le ricerche condotte sul territorio hanno dimostrato un eccesso di tumori nella nostra città rispetto a tutte le altre parti d’Italia. Un eccesso che quelle ricerche hanno collegato all’esposizione ai veleni industriali sfornati dall’Ilva, la grande fabbrica finita al centro di un clamoroso caso giudiziario. Un quadro da incubo che forse dovrebbe far capire che la battaglia non è più solo contro la grande fabbrica e la sua ambientalizzazione. La battaglia è anche un’altra. È quella di pretendere più risorse per gli ospedali di Taranto. Per avere sul serio il diritto di curarsi e lottare per vivere. Come stanno facendo quelle famiglie di Taranto e i loro figli nelle corsie del “Gemelli” e del “Bambin Gesù”.

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