Ricordiamo la figura di un grande tarantino. Grande per la semplicità della sua esistenza, trascorsa lavorando intensamente senza aver mai avuto un problema, una polemica, un litigio col prossimo. Grande per la purezza del suo animo, assolutamente privo della malizia più elementare e della riserva mentale. Marche Polle era così come si mostrava, fragile eppure forte, se consideriamo i chilometri percorsi durante la sua non breve vita, da un capo all’altro della città per sbarcare il lunario, disponibile a qualsiasi lavoro, utile per ogni tipo di commissione. A lui si poteva affidare qualsiasi consegna, sicuri che avrebbe portato a termine il compito, comunque e dovunque.
Cominciò con l’organizzare piccoli trasporti, fu strillone e uomo sandwich per propagandare varie attività commerciali. Strillone ufficiale della tipografia Leggieri, vendette “u ‘Panarijdde” fin dai primi numeri e nel dopoguerra anche “il Corriere del Giorno”.
Espressiva la foto esposta alla “Fiera del Mare” negli anni cinquanta, dove era immortalato col cappello da sottufficiale di marina con, al posto del nome della nave quello della testata del quotidiano cittadino. Nessuno lo ha mai visto su un mezzo pubblico oppure fermo a guardare le vetrine, la sua vita fu un continuo girovagare dalla mattina alla sera, tra l’asse via Di Palma via D’Aquino, come un motorino dal moto perpetuo. Raramente si vedeva ai Tamburi o alle Tre Carrare. Più tardi, forse per usura dei polmoni, passò a vendere meno faticose schedine precompilate (Sisal, Totocalcio, Lotto), col suo celebre approccio soft: “a vuè mo”, che lo ha reso famoso anche fuori i confini cittadini.
Amedeo Orlolla nacque nella Città Vecchia il 27 agosto del 1895, quando il Borgo andava formandosi e Taranto cominciava a darsi struttura di una grande città con un’economia promettente fra i cantieri Tosi e l’Arsenale Militare, nonchè la produzione di ostriche e mitili, apprezzatissime in Italia ed all’estero. Ultimo di quattro figli, in una famiglia povera ma onesta e timorata di Dio, cominciò presto a lavorare per contribuire al bilancio familiare, essendo il padre un umile tuttofare.
Tutti conoscono, ormai, l’origine del sopranome, dovuto ad un periodo di imbarco del padre sulla nave Marco Polo. Per quella famiglia modesta l’attività marinara su una nave importante, lontano da casa, costituì un avvenimento epocale. Il giovane Amedeo orgoglioso di tanto padre, ne parlava con enfasi, tanto da farsi attribuire quel nome, che gli restò appiccicato per tutta la vita.
Amedeo Orlolla nacque nella Città Vecchia il 27 agosto del 1895, quando il Borgo andava formandosi e Taranto cominciava a darsi struttura di una grande città con un’economia promettente fra i cantieri Tosi e l’Arsenale Militare, nonchè la produzione di ostriche e mitili, apprezzatissime in Italia ed all’estero. Ultimo di quattro figli, in una famiglia povera ma onesta e timorata di Dio, cominciò presto a lavorare per contribuire al bilancio familiare, essendo il padre un umile tuttofare.
Tutti conoscono, ormai, l’origine del sopranome, dovuto ad un periodo di imbarco del padre sulla nave Marco Polo. Per quella famiglia modesta l’attività marinara su una nave importante, lontano da casa, costituì un avvenimento epocale. Il giovane Amedeo orgoglioso di tanto padre, ne parlava con enfasi, tanto da farsi attribuire quel nome, che gli restò appiccicato per tutta la vita.
Un tipo così, privo di furbizia, diventa facile preda di perdigiorno e “vastase” alla ricerca del passatempo; fu vittima, tra gli altri, di una comitiva di giovani dalla capa fresca, che dietro compenso di poche lire lo esortò a strillare in via D’Aquino, in occasione delle feste di carnevale: “Uagnè, mangiateve a’ sazizza”.
Peggio andò con l’esercente di articoli casalinghi Sebastio, al secolo “tre bastone”, sito in via Anfiteatro. Mi raccontava mia nonna che alcuni nemici, o concorrenti del titolare del negozio, invitarono Marche Polle a strillare vicino le vetrine: “no’ trasite ca’ tre bastone vi ‘mbrogghie e face l’ pasticce”, riscuotendo l’ira del Sebastio che aggredì il povero strillone in malo modo. Questo accadeva negli anni quaranta e cinquanta, ma dopo, questo singolare personaggio riuscì a conquistare la benevolenza di tutta la cittadinanza, che mai più si permise il dileggio e la mancanza di rispetto, dovutagli proprio dal suo essere semplice, privo di malizia e fiducioso verso il prossimo.
Mi raccontava Pasquale Pinto, dimenticato poeta mio compagno di scuola, deceduto prematuramente, che Marche Polle era diventato l’icona della città; ormai anziano si aggirava lungo il suo itinerario preferito ed aveva la facoltà di entrare nei bar o nelle trattorie e consumare senza pagare, in quanto apparteneva a tutta la cittadinanza essendo stato adottato dai tarantini .
La considerazione fu confermata quando mori l’11 Gennaio 1982; una folla di popolo si accalcò nella chiesa di San Francesco e fuori, fermando il traffico e sospendendo la vita cittadina, che in quel momento si sentì orfana di uno dei suoi componenti più popolari. Per volontà dello stesso Marche Polle, per l’ultimo viaggio fu vestito di bianco perchè era morto “signorino”, nel senso che in tutta la sua vita non aveva conosciuto ne frequentato donne.
Angelo Libranti corriere del giorno

Questo articolo fu pubblicato su "il Corriere del Giorno" del 14 Settembre 2013
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