lunedì 5 agosto 2013

PROGRAMMA E OBBIETTIVI BORGO CARD SCRIVETE I VOSTRI COMMENTI

ASSOCIAZIONE “BORGOCARD”

DOCUMENTO PROGRAMMATICO


L'Associazione Borgocard nasce da un concetto di base fondamentale che si articola in due punti:

1)    Il Borgo Storico-Umbertino è un unicum composito di tutte le sue compo-nenti, commerciali e non, in cui  TUTTI condividono gli stessi problemi e ne subiscono, più o meno direttamente, le conseguenze.
2)    Solo TUTTI insieme, con una azione sinergica ed un obiettivo comune, possiamo affrontare questi problemi.

Da questi presupposti nasce la nostra idea di Centro Commerciale Naturale rife-rita al contesto territoriale Città Vecchia-Borgo Umbertino come alternativa ai centri commerciali artificiali, che adesso andiamo a sviluppare.

In tutto il mondo il centro storico è la sede naturale della storia, della cultura, della tradizione e dello shopping della città, ne rappresenta l'anima.

Una città senza il suo borgo è una città senza identità.

Per questo è impensabile affrontare le problematiche  del borgo settorialmente, senza connettere la sua vocazione commerciale a quella storico-culturale-tradi-zionale.
Ancora più importante per il fatto che non esiste centro commerciale artificiale che possa vantare di avere al suo interno il Castello Aragonese, il Museo Arche-ologico, la Città Vecchia, ecc., che rappresentano quindi uno dei punti di forza per la competitività del Centro Commerciale Naturale.
Come pure è impensabile frazionare la componente commerciale in sottocate-gorie. Ciò significherebbe perdere un altro dei punti di forza nei confronti della grande distribuzione, cioè quel mix di attività commerciali, artigianali, professionali e di servizi in un unico contesto che inutilmente i grandi centri commerciali hanno cercato di riproporre.

Abbiamo quindi individuato i due punti inimitabili del Centro Commerciale Borgo Antico-Umbertino rispetto ai centri commerciali della nostra zona che al contrario hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici, di essere cioè solo spazi in cui moltitudini di individui si incrociano senza entrare in relazione, spinti solo dal desiderio di consumare o di accelerare le operazioni quotidiane.

I punti di forza dei centri commerciali artificiali sono invece:
-       la facilità di accesso e di parcheggio;
-       aree riscaldate/climatizzate al coperto;
-       una offerta di food allettante;
-       gli orari di apertura;
-       aree verdi e/o di intrattenimento
-       attività di animazione
-       luogo chiuso controllato = sicurezza.
-       una gestione unitaria e coordinata a livello amministrativo, promozionale e di definizione e gestione dell'assortimento;

Saltiamo a piè pari il primo punto e non perché poco importante ma perché co-involge le pubbliche amministrazioni relativamente influenzate dalle nostre scelte operative mentre c'è la Confcommercio che da anni si batte per la risolu-zione del problema avendone titolo e forza per cui la sola nostra possibilità è quella di sostenere tale azione.
Vorrei solo fare una riflessione constatando come in occasione di grandi eventi (Settimana Santa, Borgo a Colori, L'Isola che vogliamo) una moltitudine di per-sone si riversa nelle nostre zone pur nell'esistenza del problema citato.
E constatando pure come in questo periodo estivo ci sia una disponibilità di posteggio senza che per questo ci sia automaticamente un aumento della clien-tela. Il ché non significa negare o sottovalutare il problema ma rilevare la con-nessione con altri fattori, positivi e negativi.

Per quanto riguarda il secondo punto, cioé le aree riscaldate/climatizzate al co-perto, abbiamo dalla nostra la differenza fra il mero approvvigionamento a cui facevo cenno prima ed il fascino dello shopping inteso anche nel piacere della passeggiata in un contesto ambientale e architettonico che sta a noi esaltare e ammantare di piacevolezza fornendole gli strumenti di identificazione sociale e relazionale. Insomma, e con tutto il rispetto nei confronti degli altri attori, non è la stessa cosa fare la spesa nella dispensa, per quanto attrezzata ed accogliente, e nel salotto!

Al terzo punto facciamo riferimento al food. L'abbiamo messo nei punti di forza per la grande distribuzione non certo per varietà e quantità ma in quanto parte di un si-stema integrato e quindi funzionale all'offerta. Ristoranti, pizzerie, gastronomie, pani-noteche, bar, gelaterie, pasticcerie, ecc. sono presenti nel borgo con una qualità e va-rietà d'offerta inimitabili. Chiaramente in un centro commerciale che fa orario conti-nuato il food ha una valenza diversa. Per questo non ci possiamo muovere (né vogliamo muoverci) in una maniera imitativa ma meravigliosamente alternativa e su più fronti che vanno dall'enogastronomia, con i prodotti ed i piatti tipici della nostra tradizione cari ai locali ed ai turisti, ai momenti di aggregazione giovanile, dalla gastronomia d'asporto alla produzione dolciaria, con la sola attenzione del combattere l'abusivismo dilagante e nell'offrire un contesto a latere tale da affrontare la concorrenza delle altre località.

La completa liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura degli esercizi com-merciali al dettaglio sancita dal decreto “salva Italia” del 2011 ha salvato solo alcuni e buttato a mare tutti noi altri. Oltre a permettere ai grandi esercizi di stare aperti dalla mattina alla sera tutti i giorni (e meno male che ci sono dei limiti altrimenti starebbe-ro aperti anche la notte) ha solo causato confusione fra la nostra clientela e malumori e dissidi fra di noi. Altro che favorire pluralismo e concorrenza. In più si è alimentata l'idea fra alcuni di noi che i nostri clienti non spendono non perché non hanno soldi ma perché non hanno il tempo per farlo innescando la rincorsa agli orari della grande distribuzione in una gara che ci vede perdenti in partenza. Come si può contrastare chi si può permettere di stare aperto dalle 9 di mattina alle 21.30 della sera?
Adeguando i nostri orari alla nostra tipologia di clientela. Che senso ha aprire ad ago-sto alle 17,00 con temperature equatoriali e chiudere alle 20,30 quando sappiamo be-nissimo che vediamo entrare i primi clienti verso le 19,00 e magari popolarsi le strade fino ad allora deserte fino ad oltre le 21,00? Quale città a “vocazione turistica” ha orari come i nostri?

Aree verdi e/o destinate a servizi comuni fa subito pensare a cosa potrebbe essere la nostra città con un adeguato arredo urbano, Rendere accogliente il nostro borgo signi-fica anche avere una panchina su cui sedersi, avere un bagno a disposizione, cestini dove depositare i rifiuti, una adeguata pulizia della strada (a cui troppo spesso dob-biamo provvedere noi), evitare che i marciapiedi diventino toilette per i cani.
Avete presente il salotto di casa vostra?
Ci sono colleghi che hanno posizionato sedute di vario genere difronte la propria atti-vità (magari incorrendo nella famigerata “occupazione di suolo pubblico”), altri che avevano fioriere e le hanno tolte poché invece di essere pagati dall'amministrazione dovevano pagare. Anche su questo molto possiamo fare.
L'Amministrazione Comunale non ha i soldi! E allora?
E allora pensiamoci noi.
Vi consiglio di dare un'occhiata a questo sito (http://www.weblogo.it/blog/20-esempi-di-pubblicita-creativa-sulle-panchine/ ) dove ci sono venti esempi di panchine con la pub-blicità. Perché allora non concordare con il Comune quale modello mettere e pagarsi le panchine con la pubblicità?

Attività di animazione. Non penso ci sia molto da dire sull'argomento se non che ancora una volta è l'aggregazione il punto di forza. E la comunicazione. Perchè da noi troppo spesso la mano destra non sa quello che fa la mano sini-stra. Ci sono manifestazioni di cui non si sa quasi niente, o lo si sa troppo tardi, o non sono valorizzate giustamente. O non sono coordinate con le attività com-merciali. Dalla rievocazione della “Milano-Taranto” di motociclette alla gara d'auto d'epoca “Taranto storica”, dal “Palio di Taranto” al “Festival italiano del-la cozza tarantina”, dalla “Stella Maris” al “Cristo del mare”, passando dai con-certi alla danza, dalla “Magna Grecia” al tennis, e tanto altro ancora.
E volutamente non ho parlato della Settimana Santa e di San Cataldo.
Conoscete qualche centro commerciale in grado di mettere “in piazza” tutto questo?
Allora quello che manca è, prima ancora di una ulteriore incisiva programma-zione di interventi di animazione, un coordinamento che ci aiuti a sfruttare al massimo tante belle occasioni e che le faccia interagire con il tessuto commer-ciale. E state tranquilli che che non ci faremo sfuggire il Natale, la Befana, Carnevale, San Valentino, Pasqua, la primavera, l'estate, l'enogastronomia, il ponte girevole, i bambini, gli anziani, ecc. ecc., convinti come siamo che l'attua-zione di attività di animazione e di intrattenimento aumenta il numero delle pre-senze e la loro permanenza nell’area di interesse, con benefici per tutti.

Luci delle vetrine, gente in mezzo alla strada, sono di per sé fattori di sicurezza che i negozi offrono per il solo fatto di esistere. Certo possiamo incrementare questo fattore ampliando la videosorveglianza che già parzialmente esiste per iniziativa di singoli colleghi e creando un sistema che renda ancora più capillare la copertura. Oltre a richiedere una presenza, fino ad oggi sporadica, delle forze dell'ordine che contribuisca anche psicologicamente ad infondere un senso di protezione nei cittadini.

Ultimo punto la gestione unitaria e coordinata a livello amministrativo, promo-zionale e di definizione e gestione dell'assortimento. E questo, alla fin fine, è il punto più importante di tutto il discorso poiché:
1)    dobbiamo renderci conto che l'isolazionismo, il restare chiusi all'interno delle nostre attività, la politica dell'aspettare che il cliente entri da solo, che qualcuno venga a risolverci miracolosamente i nostri problemi rap-presenta la nostra morte commerciale.
2)    Solo coll'importanza dei numeri possiamo far sì che la nostra voce sia ascoltata. Anche il più grande, bello, famoso, importante fra di noi non è NESSUNO, non ha voce in capitolo nella sua individualità. Non è niente a livello locale, figuratevi a livello regionale.
3)    Nessun problema relativo ad una precisa area cittadina può essere seria-mente affrontato solamente come semplice raggruppamento di attività di commercio al minuto. Fondamentale è il coinvolgimento di tutte le altre attività produttive (artigianali, professionali, pubblici esercizi, imprese, attività di servizio, i proprietari immobiliari, ecc), delle associazioni cul-turali e di tutto il tessuto socio-culturale.
4)      L'esistenza di un elevato numero di attività con dimensioni ridotte con-centrato in un delimitato territorio e coese in un fare comune offre la pos-sibilità di intraprendere iniziative anche di impegno economico importan-te ma che diviso fra tanti diventa di esiguo peso sulle singole attività.

Tutto questo ci dà la possibilità di replicare un sistema di centro commerciale, da un lato mantenendo le peculiarità del negozio di vicinato, con la grande va-rietà dell'offerta, il rapporto personale con la clientela, l'assistenza costante, il tutto inserito in un contesto di pregio, dall'altro, sfruttando l'aggregazione me-diante un coordinamento che la gestisca in maniera unitaria e condivisa, abbia-mo la possibilità di attuare tutta una serie di politiche di marketing (e-commerce app, depliants virtuali, pagina web, coordinamento vetrine, creazione e comuni-cazione di eventi, ecc) che non sarebbe possibile attuare singolarmente o che sareb-be troppo oneroso fare da soli, il tutto preservando la propria autonomia gestionale.
Ecco spiegato quel TUTTI con cui abbiamo iniziato.



1 commento:

  1. Deve essere ben chiaro a tutti,che per riuscire nel nostro scopo è indispensabile edirare sul nostro Blog e condividere con tutti gli amici.
    Il Borgo ha grandissime capacita' ricettive che vanno sfruttate al massimo,per far SI che il nostro CENTRO COMMERCIALE venga privilegiato dai cittadini stessi e dai turisti !

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